La giornata mondiale dell’Acqua, festeggiata con una poesia

Ventidue marzo, oggi è la ventiquattresima Giornata mondiale dell’Acqua e quest’anno tema ufficiale scelto dall’ONU è Wastewater,  leggasi acque reflue: quelle cioè che rientrano nel circuito naturale dopo il loro utilizzo. Da ridurre, depurare e riutilizzare, secondo quanto prescrive l’obiettivo sostenibile 6.3 dell’Onu: “migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale”.

Ventidue marzo, oggi è la ventiquattresima Giornata mondiale dell’Acqua e tutti, per festeggiarla, dovremmo impegnarci di più, dentro e fuori casa. La inquiniamo, la sprechiamo (pensiamo per esempio che l’acqua dei nostri wc è acqua potabile), ignoriamo quanta se ne nasconda dietro ogni nostra scelta, alimentare e non (è l’impronta idrica, che per esempio ci dice che un chilo di carne rossa implica un consumo di 15.500 litri di acqua e che con una maglietta ne indossiamo circa 2.700 litri) e non la valorizziamo abbastanza (quella che beviamo in Italia è soprattutto acqua in bottiglie di plastica, non certo del rubinetto).

Ventidue marzo, oggi è la ventiquattresima Giornata mondiale dell’Acqua e per celebrarla tiro fuori dal cassetto una poesia scritta qualche anno fa da un amico, il poeta torinese Guido Catalano, invitato all’interno di un progetto rivolto alle scuole a comporre un’ode sul risparmio idrico (mica facile, eh?). Questa è la poesia che ha scritto e che oggi le dedichiamo, con i nostri migliori auguri:

Acqua e sale, di Guido Catalano

Una volta ho letto un libro di fantascienza
che di colpo
sulla terra
non c’era più acqua

tu ti stavi lavando i denti
aprivi il rubinetto
per sciacquarti
niente
rimanevi lì con tutto il dentifricio in bocca

tu stavi lavando i piatti
canticchiando la tua canzone preferita
di quando lavi i piatti
niente
rimanevi coi piatti tutti pieni
di detersivo al limone verde

tu facevi la cacca
tiravi l’acqua
niente
la cacca rimaneva lì

tu passeggiavi sotto il sole
al parco
ti avvicinavi alla fontanella
perchè avevi l’arsura
niente
rimanevi assetato

e così via
per la doccia
l’annaffiatoio
le piscine olimpioniche
lo spruzzino del parabrezza

gli americani allora iniziavano a non esportare più la coca cola
perchè era l’unica roba da bere che gli era rimasta
ci si lavavano pure, con la coca cola

in un paio di mesi erano tutti impazziti
iperglicemia a manetta
e gli erano caduti tutti i denti
e i loro piatti erano appicicosissimi

e non avevano più lacrime per piangere
perchè le lacrime son fatte di acqua e sale
e piangere sale
vi assicuro
è una roba abbastanza dolorosa.