Vi siete mai resi conto dell’enorme quantità di plastica che produciamo ogni volta che facciamo la spesa? (Quasi) ogni cosa che mangiamo ogni giorno a colazione, pranzo e cena, è stata confezionata e imballata in materiale plastico. Moltiplicate il tutto per sette miliardi – 7.000.000.000 – di individui e voilà, avrete un’idea dell’entità del problema: il nostro sistema produttivo – quello della grande distribuzione in primis – è gravamente dipendente dalla plastica, è ora di fare qualcosa.
A questo proposito, nelle ultime settimane è stata lanciata una petizione per introdurre reparti di prodotti sfusi nei principali supermercati: una soluzione che permetterebbe di tagliare sensibilmente la produzione e l’inquinamento da plastica.
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Di seguito vi proponiamo i passi salienti.
Nel 2017 nella sola Italia sono stati prodotti 2.27 milioni di tonnellate (2.27 miliardi di chili!) di plastica unicamente per imballaggi, di cui ben il 60% (1.28 mln di tonnellate all’anno) finisce in discarica, negli inceneritori o disperso.
Il problema però è globale: per ogni chilo di plastica riciclata (nel mondo solo il 15%!) se ne producono otto, con danni immensi per il pianeta sia nel momento della produzione (per 1 kg di plastica PEC servono 2 kg di petrolio – con annesse emissioni – e 17 lt di acqua) che in quello del (fallimentare) smaltimento. I nostri oceani stanno infatti soffocando: mentre nel Pacifico si è creata un’isola di rifiuti grande quanto gli Stati Uniti, 700 kg di plastica finiscono in mare ogni secondo.
Ancora prima del riciclo quindi, la vera priorità è la riduzione della produzione di materiale plastico. Il principale responsabile della produzione di rifiuti da imballaggio (2/3 del totale) è il settore agroalimentare ed insieme, come consumatori, possiamo fare in modo che la situazione cambi. In quest’ottica una soluzione semplice ed economica esiste: dobbiamo cambiare radicalmente il modo in cui facciamo la spesa. Sostituire la busta di plastica con quella di cotone quando tutto ciò che la contiene è imbustato e impacchettato non può essere sufficiente.
E’ ora di cambiare, è ora di introdurre sistematicamente lo sfuso nei nostri supermercati: pasta, riso, biscotti, cereali, legumi, insalata, caffè, uova, latte, vino, detersivi e chi più ne ha più ne metta. Se è normale per frutta e verdura, perché non può esserlo per (quasi) ogni altra cosa che consumiamo?
In Italia ci sono già molte realtà che propongono lo sfuso (https://goo.gl/WB9epH ): si può fare, facciamolo!
Oltre al vantaggio ambientale (meno CO2 emessa e meno plastica da smaltire), l’introduzione dello sfuso consentirebbe inoltre un notevole risparmio economico (l’imballaggio contribuisce fino al 30% (!) del prezzo finale) e costituirebbe un passo in avanti contro lo spreco alimentare: l’acquisto di cibo sfuso permetterebbe di scegliere l’esatta quantità di cibo di cui si ha bisogno.
Contribuire in modo significativo alla riduzione dei rifiuti è possibile.e pretendiamo che le grandi catene di distribuzione ci mettano nelle condizioni di poterlo fare nel modo più efficace possibile. L’introduzione di un consistente reparto di prodotti sfusi nei supermercati è un passo importante per una cospicua e immediata riduzione di imballaggi superflui che gravano sull’ambiente e sul nostro futuro. In un momento così delicato la questione deve essere anteposta ad ogni altro interesse e devono essere messe in atto dagli attori coinvolti tutte le misure possibili per arginare il problema.
E’ tempo di rivoluzionare le nostre abitudini, sei disposto a farlo?
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