Moriremo sommersi di password?

Abbiamo tante, troppe password. Sul pc, sul telefonino, per accedere all’home banking, per entrare nei nostri innumerevoli account. Una persona normale, con una vita digitale mediamente attiva, si ritrova quotidianamente a digitare almeno una decina di password. Email personali. Email del lavoro. Account social. E molto altro ancora.

Siamo sommersi da questi codici alfanumerici e viviamo con la costante preoccupazione di dimenticarcene qualcuno. Certo, con il confortante “hai dimenticato la password?” possiamo spesso e tranquillamente rientrarne in possesso, ma è quella sensazione di panico immotivato e di costante cambiamento, a non abbandonarci mai. Cosa fare? Segnarle su un foglietto? E se poi lo perdiamo? Forse inviarci una mail è meglio. Ma se dimentico la password per entrare nella casella di posta?

È diventata una battaglia quotidiana, quella con le password. E la cosa più avvilente è che il nostro nemico ce lo siamo creati da soli. Altre volte, come per la banca, la necessità di una maggiore sicurezza porta a fare un triplo salto mortale con avvitamento carpiato, prima di ottenere l’accesso al nostro homebanking (prima il pin, poi i codici, poi l’otp, e finalmente siamo dentro!).

Per l’Inps, la questione si fa ancora più complessa, per l’ottenimento della prima password, qualche mente contorta ha immaginato una procedura da “lasciapassare a38 come nei fumetti di Asterix”: un pin iniziale composto da 16 caratteri. I primi 8 inviati via SMS, email o posta elettronica certificata; i secondi 8 con posta ordinaria all’indirizzo di residenza. Solo a leggerlo ci fuma il cervello.

Non riusciremo mai a ricordare tutte queste password, e periodicamente ci siamo abituati a richiedere via sms o email quelle dimenticate.

E questo per i più fortunati, che non hanno il pin all’accensione dello smartphone. Chi ce l’ha, ha al massimo 3 tentativi, dopo i quali possiamo accedere al nostro cellulare solo tramite il codice puk! Un’odissea anche questa.

In alcuni uffici, le password devono essere cambiate periodicamente, e se ce ne dimentichiamo dobbiamo richiedere una nuova password al gestore del servizio. Altre password ci servono per vedere la busta paga, per accedere ai buoni pasto, per entrare nel nostro gestore telefonico e per i servizi tv. Anche per gas, luce, ci sono aree personali e dedicate che prevedono credenziali di accesso, anche queste impossibili da ricordare.

Ho provato a contare le password che uso tutti i giorni, ma dopo un po’ ho perso le speranze. La cosa più triste è che negli ultimi 5 anni si sono moltiplicate all’infinito, e di sicuro aumenteranno di anno in anno. Esistono servizi che permettono di aggregarle, tenerle in una sorta di cassaforte virtuale, nella speranza di semplificarci la vita, ma non sono il massimo. I più spavaldi, invece, usano la stessa password per ogni account, non immaginando che in questo modo possono diventare facile preda di hacker o delinquenti.

Ma come è possibile ricordarsele tutte? Prima o poi il nostro cervello si rifiuterà di memorizzarle, e ci lascerà di colpo a terra, resettandosi e dimenticandole totalmente. Se sarà un giorno vicino o lontano, impossibile saperlo. Intanto, sbuffando e deprimendoci, continueremo a essere sommersi di codici e password. Utili alla nostra sicurezza, ma anche a renderci la vita impossibile.