“Siamo ormai al punto di non ritorno”: Intervista a Cristiano Godano dei Marlene Kuntz

foto: Michele Piazza

 Ambiente, musica, impegno: la musica dei Marlene Kuntz ha attraversato gli anni e si è sempre evoluta, non è rimasta mai ferma. Più di 30 anni di attività, 10 album pubblicati, escludendo le raccolte e i live. Cristiano Godano e la sua band hanno sempre amato la sperimentazione, e con Karma Clima hanno aggiunto una nuova e inedita tappa al loro percorso artistico e musicale.

Partirà il 5 giugno da Torino con un evento speciale il tour estivo di Karma Clima, progetto unico nel suo genere. La successiva tappa sarà a Ostana (CN) l’11 giugno: https://www.ticketone.it/event/marlene-kuntz-prati-di-san-nicolao-15323207/

Abbiamo fatto a Cristiano Godano alcune domande sul nuovo lavoro, sull’ambiente, sull’impegno, sul futuro del pianeta.

1.       I Marlene Kuntz sono la storia del Rock Italiano. Chi vi segue dall’inizio, come me, sa che il vostro linguaggio è sempre in evoluzione e il vostro stile è in continuo movimento. Ora una nuova tappa del vostro percorso trentennale: una svolta ambientalista. Come mai sentivate questa necessità? 

Perché come artisti sentiamo di avere un compito, che non è obbligatorio ma è una opportunità: contribuire alla riflessione della gente. I Marlene kuntz non trovano alcun motivo intelligente o sensato nel non credere a ciò che ci dice la scienza. E la scienza ci dice che siamo ormai al punto di non ritorno. Siccome le teorie negazioniste proliferano, (e sono tutte semplicemente interessate a impedire che la gente prenda coscienza del problema per ovvie ragioni di profitto) c’è purtroppo troppo gente che decide di non dar peso al problema, considerandolo inesistente. Noi, che altro non possiamo fare, proviamo a far cambiare idea a queste persone, perché senza una presa d’atto collettiva (di miliardi di persone) non se ne uscirà, e fra non molto se ne cominceranno sempre più a sentire le conseguenze. 

2.       Voi siete rimasti tra i pochi gruppi rock in Italia, secondo me. Dove è finito il rock nel nostro paese? 

Mi verrebbe da dire istintivamente che il rock c’è eccome, ma se in effetti penso all’Italia temo tu abbia ragione (mentre in Inghilterra e America c’è eccome), e mi verrebbe anche da dire, all’opposto, che non c’è da nessuna parte, connettendo questa eventuale risposta-sentenza al fatto che non è remunerato dalle piattaforme (che remunerano solo chi fa numeri di streaming mostruosi, ovvero le band da tik tok). In realtà, mi ripeto, all’estero molte band fanno rock, e anche se non guadagnano nulla dalle piattaforme possono comunque contare su un pubblico più numeroso per i concerti, per ragioni puramente culturali. Per cui, a tutti gli effetti, temo di non saper rispondere. In realtà qualche gruppo rock c’è anche in Italia, ma è talmente minoritario da essere del tutto fuori da qualsiasi radar, perché evidentemente ai giovani italiani, tranne rare eccezioni che ancora lo ascoltano, in questo momento il rock non interessa (E poi ci sarebbero i Maneskin, che fanno rock, eccome se lo fanno, ma il cui successo è qualcosa fuori da quasi ogni logica comprensione. Altro campionato, paragone impossibile)

3.       Karma Clima è un progetto unico nel suo genere, almeno in Italia. Il tentativo di unire musica e difesa dell’ambiente. È una scelta molto politica. Gli artisti devono schierarsi, secondo voi? 

Siccome credo tu non abbia in mente la parola “politica” nella sua accezione più larga ed estesa, posso solo dire che non so se è più uno stremato stupore o una fragorosa indignazione che mi costringono ad ammettere che questa sia una questione politica. Ed è così ridicolo… Quando un fiumiciattolo di montagna ritenuto tranquillo da tutti gli abitanti del luogo esonderà una delle prossime estati per via di precipitazioni folli connesse al riscaldamento climatico, e travolgerà anche i benestanti turisti della località ricca di quelle zone, che si troveranno incidentalmente nel punto sbagliato nel momento sbagliato della loro vita, il fiumiciattolo diventato fiumana in piena non baderà a salvare chi sta a destra e chi sta a sinistra dello schieramento.

4.       Volete dirci qualcosa in più sul nuovo singolo “La fuga”, uscito il 25 maggio? 

 E’ una canzone magnifica, tosta, piena di tensione, affascinante, densa, cupa, che non ha quasi nessuna caratteristica di singolo secondo i comuni parametri di riferimento. Parecchi sono i motivi che ci hanno spinto a fare questa scelta, considerando che nel disco ci sono pezzi molto più vicini all’idea di singolo in sé, e staremo a vedere se avremo avuto delle ragioni. E’ uno dei pezzi più rock del disco.

5.       Non è la prima volta che affrontate il tema ecologico, se penso appunto che la vostra “canzone ecologica” contenuta in Uno ha più di 10 anni. Cristiano diceva: “Sento svanire il suono infinito, il timbro che unisce le vite alle cose del mondo: l’umano ululato strepita e tutto si fa disarmonico”. A che punto siamo ora, con la disarmonia del mondo? 

Sempre peggio. 

6.       Cosa resta dei “vecchi” Marlene in questo nuovo progetto musicale? 

Di sicuro l’Intensità. Mi azzardo a dire che dischi così intensi e puri di questi tempi non se ne fanno quasi più. Speriamo che ci sia un sacco di gente là fuori che poco per volta sappia riconoscere questo nostro sforzo di continuare a fare cose eminentemente artistiche laddove l’arte con la sua specificità è ormai quasi un disvalore. Per noi è un punto cruciale della nostra carriera questo: la gente deve capire che stiamo facendo qualcosa di prezioso e raro. Oltre che bellissimo. E dovrebbe premiarci con attenzione, premure e rispetto. 

7.       Cosa ne pensate di Greta Thunberg e dell’approccio dei giovani in generale alle tematiche ambientali? 

Per me Greta Thunberg è un’eroina, e ogni volta che mi imbatto nei commenti di chi la dileggia provo sconforto. Ho molta fiducia in quella parte di giovani che la segue o che semplicemente ha coscienza del problema e prova ad adottare comportamenti virtuosi nella sua quotidianità.  

8.       Cosa possiamo fare, noi singoli, nelle piccole scelte di ogni giorno, per provare a frenare il cambiamento climatico? 

Come ho detto sopra temo che l’unica soluzione possibile potrebbe essere una presa d’atto collettiva di miliardi persone, che chiedessero a gran voce ai loro governi di cambiare rotta. Ma in fondo credo che accadrà, a scempio ormai iniziato: la gente sarà costretta a un certo punto a chiedere di fare qualcosa, perché non sarà più possibile negare. Sarà ovviamente tardi, molto tardi, ma forse non troppo tardi per arginare almeno in parte un fenomeno avviato.

9.       E i Marlene in che modo rendono più leggera la loro impronta sul pianeta?

Buona domanda. I Marlene fanno quello che possono, che è poco e inservibile. Anche un tour completamente ecosostenibile non potremmo permettercelo: non siamo nè ricchi nè benestanti, e dopo due anni di pandemia abbiamo un bisogno importante di suonare dal vivo (come il 90% della comunità dei musicisti, che infatti stanno ingolfando le piazze e i luoghi d’Italia). E nonostante ciò faremo cose belle e simbolicamente rilevanti, che ci costringeranno a uscire dalla comfort zone. E inoltre fanno quello che ho detto prima: usano il loro megafono per aiutare la gente a uscire dal colpevole sonno dell’indifferenza. Come dici tu, rischiando di essere politicamente divisivi.

Per approfondire e per l’acquisto dei biglietti: https://www.kashmirmusic.it/tour/marlenekuntz-karmaclima/

Foto Michele Piazza

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