
Il primo passo da compiere per decrescere è la decolonizzazione dell’immaginario (efficace definizione utilizzata già nei sui precedenti testi), se il nostro immaginario è stato totalmente invaso dalla smania si consumo, allora dobbiamo cercare di disfarcene. La disintossicazione avviene soprattutto ritrovando il senso del limite che si viene a stabilire grazie ad un nuovo rapporto con la natura e coi doni che essa ci procura. Latouche traccia un piano d’azione attraverso le “quatto R”: rivalutare, ridefinire, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Decrescere quindi significa arrestare prima di tutto il depredamento della natura e l’intero ciclo che si viene ad innescare: dalla produzione al consumo, passando per i trasporti e quindi l’inquinamento e la creazione di rifiuti organici e non, al fine di vivere in un ambiente più bello e godibile, seppur facendo una vita più sobria e frugale. Lo sguardo è sempre teso ai paesi a Sud del mondo, all’Africa, che l’autore ha definito il laboratorio della post-modernità. A quei luoghi dove il mercato è incontro, dove nello scambio predomina il legame e non il bene, dove l’ossessione economica scompare e la “famiglia” è una unità di produzione e di consumo. E’ proprio dallo stile di vita di queste popolazioni che dovrebbe arrivarci l’insegnamento per la nostra salvezza, il buon senso di oggi per una società più vivibile domani.
Per approfondire:
Per approfondire:
Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, 2007
Serge Latouche, L’Altra Africa. Tra dono e mercato, Bollati Boringhieri,2000
G.E.