Il Lato Oscuro del Biologico

L’Organic Farming (Agricoltura Biologica) è vista dal consumatore come simbolo di sicurezza e trasparenza, un barlume di speranza verde in un mondo fuligginoso e insidioso. Purtroppo la cattiva informazione è più dannosa dei pesticidi.

Per “Biologico” s’intende un prodotto agricolo ottenuto tramite metodi e mezzi naturali. Il Biologico si contrappone al Convenzionale, ossia l’utilizzo di metodiche industriali e prodotti sintetici.

I pilastri fondamentali della coltivazione biologica sono:

  • L’uso di Fertilizzanti Organici (escrementi, resti animali o vegetali);
  • L’uso di Pesticidi Biorazionali;
  • Il divieto di erbicidi;

I Fertilizzanti sono sostanze che hanno il compito di conferire alle piante le sostanze nutritive per la crescita, arricchendo il terreno. Le sostanze principali sono azoto, fosforo, potassio e zolfo. Questi elementi vengono assunti dalle piante solamente in forma di sale inorganico solubile, tramite un processo detto di mineralizzazione. I Fertilizzanti Organici contengono queste sostanze sotto forma di composti organici, quindi per poter esser utilizzati dalle piante devono esser processati. Questa processazione avviene grazie ai batteri presenti nel terreno, che liberano gradualmente i sali.

Nell’agricoltura convenzionale, questi elementi sono già sottoforma di sali inorganici solubili, di conseguenza le piante hanno subito e in abbondanza le sostanze di cui hanno bisogno (il che è molto importante nelle fasi di crescita rapida).

Per Pesticidi Biorazionali (invenzione degli Organic Farmers) s’intende quelle sostanze di origine naturale con attività insetticida. Possiamo distinguere quelli di origine minerale (rame e zolfo) e quelli di origine vegetale. Questi ultimi hanno una tossicità pari (a volte superiore) a quelli sintetici. Un esempio è la ryania, ottenuta da una pianta tropicale (dose letale per l’uomo 140 mg per Kg, ossia ne occorrono circa 10 g per uccidere un uomo adulto di 70 Kg).

Gli erbicidi (quelli sintetici) sono assolutamente banditi dall’organic farming. Vengono utilizzate invece tecniche e sostanze (come l’acido acetico) spesso inefficaci.

Riassumendo, i vegetali non distinguono tra concime sintetico e biologico, perché chi in un modo chi in un altro arrivano comunque allo stesso risultato: sale inorganico solubile. L’unica differenza solamente sta nell’origine. In più l’utilizzo di concimi organici aumenta notevolmente il rischio di contaminazioni batteriche. I batteri intestinali dell’animale, infatti, passano inevitabilmente nel letame, il quale viene poi utilizzato nella concimazione. Nonostante la fase di compostaggio diminuisca il numero dei batteri, possono esserci organismi resistenti in grado d’infettare i vegetali e successivamente di infettare il consumatore. Si ricordi a tal proposito l’epidemia negli USA (2006) di E.Coli O157:H7 (ceppo patogeno) dovuta ad una coltivazione di spinaci “biologici” venduti come “convenzionali”. In quest’occasione il lavaggio dell’ortaggio era inutile, siccome l’infezione era sistemica cioè diffusa nei tessuti dei vegetali.

Altra considerazione da fare è l’impraticabilità della coltivazione biologica su scala mondiale (sostituendo del tutto i metodi convenzionali). Infatti non solo l’uso di concimi organici aumenterebbe l’emissioni di CO2 (dovute all’aumento dell’attività dei metanobatteri) ma porterebbe all’incremento del numero di animali (produttori del concime) e di conseguenza la superficie ed il cibo necessari per nutrirli ed allevarli.

È inoltre falso credere che i prodotti biologici non siano stati trattati con sostanze insetticide tossiche per l’uomo. Sebbene l’origine dei prodotti cambia dal convenzionale al biologico, la tossicità spesso rimane la stessa, mentre l’efficacia diminuisce. Un problema importante sono le micotossine, sostanze prodotte da microfunghi altamente pericolose per la salute (alcune sono cancerogene, come l’aflatossina B1). Uno studio del 2003 della Food Safety Agency (UK) analizzò prodotti alimentari derivanti dalle due tipologie di agricoltura, determinando una percentuale di fumonisine (micotossine legate al carcinoma dell’esofago e a malattie del feto) superiore di 20 volte al limite consentito negl’alimenti biologici (che furono ritirati dal mercato). Il perché sta nel divieto del biologico del’utilizzo di fungicidi sintetici.

Si devono comunque dare dei meriti all’agricoltura biologica. È infatti basata su dei principi sacri, ossia quelli della cura dell’ambiente. Purtroppo però cade spesso sotto la luce dello “status simbol” (il biologico costa di più rispetto al convenzionale a causa delle rese inferiori e quindi si presta principalmente ai clienti ricchi) e dell’ideologia cieca (fanatismo ambientale). Sarebbe invece opportuno far convergere i punti focali delle due scuole di pensiero (convenzionale e biologico) e aprendosi soprattutto alle Biotecnologie, che potrebbero abbattere i costi, innalzare le rese e diminuire l’uso di sostanze tossiche. È infatti inaccettabile che i fautori del biologico non considerino il valore delle piante migliorate geneticamente (in modo selettivo e sicuro) mentre accettano la mutagenesi grossolana ed inefficiente indotta da radiazioni e sostanze chimiche, utilizzata per ottenere nuove specie che vengono successivamente coltivate “biologicamente”.