Mediterraneo a rischio disastro ambientale. Oggi si decide per la sua sorte

Mentre spopola la moda per niente green dei ristoranti di pesce “all you can eat”, si fa sempre più forte l’urlo di denuncia del WWF e di 16 organizzazioni italiane appartenenti alla coalizione internazionale OCEAN2012: l’attuale sistema di pesca non può reggere,  si pesca più di quanto i pesci riescano a riprodursi.

Il Mediterraneo è vicino al collasso e rischia la distruzione del suo ambiente. O si mettono immediatamente in atto misure per il recupero degli stock o assisteremo a breve ad una crisi irreversibile delle risorse del nostro mare e del settore della pesca.

L’allarme arriva anche dal Comitato scientifico, tecnico ed economico della pesca europea (STECF) che ha rivelato la preoccupante situazione degli stock ittici del Mediterraneo sfruttati a livelli insostenibili. Secondo il comitato bisogna dimezzare la pesca, e addirittura in alcune aree ridurla fino al 90% come per la pesca del nasello. E nello specifico dei mari italiani, la situazione risulta molto grave per Tirreno centrale e meridionale, Adriatico meridionale e Ionio.

Oggi, 23 ottobre, si deciderà per la sorte dei mari Europei compreso il Mediterraneo, infatti il Parlamento Europeo nell’ambito del nuovo Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), deciderà se aumentare le risorse per migliorare la gestione della pesca oppure deciderà se ripristinare gli aiuti per la realizzazione di nuovi pescherecci che, però, non avrebbe alcun senso considerate le scarse risorse ittiche rimaste.

OCEAN2012 con il video qui sopra, chiede di mettere fine allo spreco di denaro votando:
– a favore di sussidi che non alimentino la pesca eccessiva;
– a favore di un aumento dei fondi pubblici per la raccolta dati, i controlli e l’applicazione;
– contro gli aiuti per la costruzione di nuovi pescherecci.

Le richieste di OCEAN2o12 sono rivolte a contrastare la pesca INN (Illegale, Non dichiarata e Non regolamentata), un fenomeno che a livello mondiale produce un fatturato annuale di oltre 10 miliardi di euro, e che raggiunge livelli ragguardevoli anche in acque europee (tra le stime: 66% di tutto il pescato nel Mare del Nord, 50% degli sbarchi di tonno e pescespada nel solo Mediterraneo). Un fenomeno di  vastissime proporzioni, in parte alimentato incredibilmente con flussi massicci di fondi pubblici.

In Italia, circa 100 pescherecci, molti dei quali ripetutamente multati per pesca illegale con reti derivanti (spadare e ferrettare), hanno ricevuto 13.8 milioni di euro in aiuti pubblici, tra 1999 e 2010. Questo uno dei casi più eclatanti: tra il 2005 e 2006, il peschereccio Sibari II viene sanzionato tre volte per pesca illegale con le spadare. Nel giugno 2006 gli vengono sequestrate 11 km di spadare, mezza tonnellata di pescespada e 150 kg di tonno. Dopo pochi mesi riceve 545.000 Euro di contributi pubblici.

Considerata la situazione, sorge spontaneo chiedersi perché intervenire solo adesso a disastro quasi compiuto. Ci ritroviamo in ritardo sulla risoluzione di questioni importantissime e siamo in mano alla volontà di tecnici e politici (con tutte le lungaggini burocratiche che ne conseguono) la cui decisione non è per niente scontata.

Nell’era della diffusione di massa delle informazioni ci si aspetterebbe una maggiore e tempestiva presa di coscienza globale e conseguenti azioni spontanee da parte di tutta la popolazione, senza dover attendere che leggi o provvedimenti impongano cosa fare. Se ci ritroviamo in questa situazione non è certo solo a causa della pesca sconsiderata e della mancanza di regole e controlli più rigidi. I nostri mari sono ridotti in miseria da troppi anni ormai anche per colpa di milioni di persone in tutto il mondo incapaci di rinunciare alle mangiate di pesce, peraltro spesso vergognosamente sovrabbondanti.

Sarebbe pertanto cosa giusta ed intelligente mettere in discussione tutti quei peccati di gola insostenibili per la nostra poco amata Terra. Dovremmo usare di più il buon senso e non aspettare che sia sempre troppo tardi.

Per seguire gli sviluppi, vi invitiamo a visitare la pagina Facebook di Ocean2012 Italia.

Foto copertina: OCEAN2012