Il Pianeta Tossico di Giancarlo Sturloni

Se amate questo malandato pianeta e volete riflettere davvero sul futuro del nostro mondo, leggete questo libro. Se invece non ve ne frega niente, avete appena comprato un Suv, amate l’aria condizionata e gli sprechi, leggetelo comunque: cambierete idea dopo le prime 20 pagine.

È proprio così, Giancarlo Sturloni – giornalista, comunicatore scientifico, scrittore – ha il grande dono della sintesi e della chiarezza: spiega bene dove sta andando il nostro pianeta, e se è possibile sopravvivere noi stessi. “Sopravviveremo a noi stessi?” è infatti il sottotitolo di Il Pianeta tossico, appena pubblicato dalla casa editrice Piano B.

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Sturloni conosce bene la materia di cui parla, e riesce a strutturare un volume in cui ci spiega prima di tutto “Il baratro sotto di noi”, ovvero da dove arriva la crisi ambientale in cui siamo immersi; poi ci descrive “Il Mondo, domani”, ovvero il futuro che dobbiamo aspettarci; ancora, “Alla (disperata) ricerca di un Piano B” si collega al libro di Gianfranco Franchi e prendendo spunto da questo, ci racconta il motivo perché “ormai siamo fregati”; infine, nella quarta parte, “Cosa resterà di noi” chiude il cerchio, con le tracce che lasceremo sul pianeta.

Il mondo è bello, bellissimo, su Econote ogni giorno lo raccontiamo, parlando anche e soprattutto della mano distruttiva dell’uomo. Anche Sturloni fa lo stesso, come se guardasse fuori dal finestrino di un treno notando il modo in cui abbiamo cambiato “la faccia della Terra con la nostra ingombrante presenza”. È così: siamo troppi, ci comportiamo male, ci ingrassiamo, sporchiamo, distruggiamo, come se non ce ne importasse nulla. Il nostro è un passaggio momentaneo sulla faccia della Terra, e non ce ne frega nulla di chi verrà dopo di noi. Ma così non si va da nessuna parte: “l’ambientalismo non è un grido d’allarme”, dice Sturloni, “ma una critica radicale del modello capitalista fondato sulla crescita illimitata”. Con dati, statistiche, incrociando studi e saggi importanti (tra gli altri, il fondamentale Diamond), l’autore ci mostra i limiti della Terra e cosa potremmo fare per evitare di sprofondare nel baratro. Non dobbiamo farci prendere dal panico, ma la situazione è critica: c’è chi sostiene che sia già troppo tardi per invertire la tendenza, ma non per questo bisogna smettere di provarci.

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Siamo in troppi, dieci miliardi di persone che devono nutrirsi, e la Terra sarà incapace di sostenere questi ritmi a lungo (la gran parte dei terreni coltivabili è già sfruttata). Poi ci sono i cambiamenti climatici (sì, la Terra si sta surriscaldando, con tutto ciò che ne consegue). Ancora, consumiamo troppo, siamo dei “vampiri energivori, bulimici e insaziabili”. E spesso anche senza motivo. Bisognerebbe riflettere un po’ di più, fare scelte consapevoli e spegnere una volta ogni tanto il condizionatore.

Altre importanti questioni analizzate da Sturloni riguardano la scomparsa delle api, le malattie e l’inquinamento. E quindi cosa bisogna fare? Trovare un Piano B: cambiare abitudini, tutti. Decrescere. Rinunciare ad alcune cose, perché non ne abbiamo bisogno davvero. “Qui si mette in discussione il capitalismo”, scrive l’autore, “lo si accusa di devastare il pianeta”. Parole forti, ma non si può che essere d’accordo. E alcune soluzioni vengono date, all’interno del libro. Raccontano dell’importanza della tecnologia per invertire la rotta, produrre più cibo, cambiare il modo in cui l’economia spreme il nostro pianeta. Una distribuzione delle risorse in modo più equo. Un’utopia? Leggere Il Pianeta Tossico di Sturloni, potrebbe servire davvero per cambiare noi stessi. Almeno un po’. E dopo, perché no, provare a cambiare la sfera che ci accoglie, e che stiamo distruggendo giorno dopo giorno.

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