Anche se secondo la Coldiretti il 2014 è l’anno nero per l’agricoltura italiana, la nuova Politica Agricola Comune (P.A.C.) inizia a muovere i primi passi in Italia, con i pro ed i contro del caso. Sempre più italiani provano ad avvicinarsi al mondo agricolo per crearsi un’attività lavorativa e, l’accesso a fondi e agevolazioni, può concretamente dare una mano ad affrontare l’investimento.
Nonostante stiano nascendo nuovi modi di vedere l’attività agricola legati a pratiche innovative e tradizionali come la produzione di agribirra o l’allevamento di lumache, la P.A.C. e il Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.) sono strumenti finanziari senz’altro utili a tutte le imprese del settore primario.
Nella nuova PAC 2014-2020, l’Italia avrà a disposizione circa 52 miliardi di euro in 7 anni (oltre 7 miliardi/anno) di cui circa 27 miliardi di euro totali saranno a disposizione per i Pagamenti diretti del I° Pilastro PAC, completamente finanziati dall’Europa (FEAGA) e circa 21 miliardi di euro saranno a disposizione per finanziare le misure di Sviluppo rurale del II° Pilastro. Ai precedenti fondi va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti dell’OCM (Organizzazione comune di mercato) di circa 4 miliardi di euro.
Ecco alcune tra le principali novità1.
L’Agricoltore in attività
Nel primo pilastro una delle novità più importanti riguarda l’introduzione della figura dell’agricoltore in attività, quale beneficiario dei pagamenti. L’agricoltore in attività è un soggetto che dimostra il possesso di uno dei seguenti requisiti:
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iscrizione all’INPS come coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, coloni o mezzadri
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partita IVA attiva in campo agricolo con dichiarazione annuale IVA
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per le aziende con superfici prevalentemente ubicate in zone montane e/o svantaggiate è sufficiente il possesso della partita IVA attiva in campo agricolo
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importo pag. dir. almeno pari al 5% dei proventi totali da attività non agricole
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proventi agricoli almeno pari ad 1/3 dei proventi totali
Molti altri soggetti saranno inseriti nella “Negative List“, una lista che di fatto li esclude dal ricevere i pagamenti diretti.
Aiuti accoppiati
E’ stata fissata una quota pari a oltre 426 milioni di euro. I settori sui quali sono state concentrate le risorse sono: zootecnia da carne e da latte, seminativi, piano proteico e grano duro, olivicoltura.
Lavoro giovanile
E’ stata prevista la maggiorazione degli aiuti diretti nella misura del 25% per i primi 5 anni di attività per le aziende condotte da under 40, assicurando il livello massimo di plafond disponibile che ammonta a circa 80 milioni di euro all’anno.
Pagamenti diretti
L’importo del pagamento di base da concedere ad un agricoltore è ridotto del 50% per la parte eccedente i 150.000 euro e, qualora l’importo così ridotto superi i 500.000 euro, la parte eccedente è ridotta del 100%. Il taglio sarà effettuato dopo aver escluso i costi relativi alla manodopera, salari e stipendi, contributi versati a qualsiasi titolo per l’esercizio dell’attività agricola.
Convergenza
Viene stabilito di considerare l’Italia come Regione unica.
Aree svantaggiate e di montagna
In queste aree vengono considerati agricoltori attivi tutti coloro che percepiscono aiuti diretti annui per un ammontare massimo di 5.000 euro. Nelle altre zone la soglia è fissata a 1.250 euro. Vengono introdotti anche un premio differenziato per il latte di montagna, benefici dal processo di convergenza e dall’inserimento dei pascoli nel sistema dei pagamenti diretti.
Nella nuova programmazione comunitaria i giovani saranno protagonisti. Le aziende ed i tecnici Agronomi saranno chiamati a rispondere alle sfide di un’agricoltura più verde, più sostenibile e coscienziosa per poter accedere ai fondi comunitari riservati.
1https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4714
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