Se avanzo mangiatemi. Doggy Bag di design contro lo spreco alimentare

Ha un nome un po’ così, da film horror, ma le intenzioni sono decisamente buone: si chiama “Doggy Bag – Se avanzo mangiatemi“, è il progetto ideato da Comieco per la progettazione di tre diversi contenitori per cibi e bevande da portare via se al ristorante proprio non ce la fate più. Esatto, l’obiettivo è quello di ridurre gli sprechi alimentari e l’iniziativa mira a coinvolgere nella missione tutti i protagonisti della ristorazione, dai consumatori agli chef, fino agli addetti in sala.

Lanciato qualche mese fa a Milano da Comieco in collaborazione con Slow Food Italia e la regia dell’architetto Michele De Lucchi e del professore Andrea Kerbaker, che hanno coordinato un team di professionisti, tra designer e illustratori, il progetto ha nei giorni scorsi contagiato Bergamo (raggiungendo quota 75 locali solo in Lombardia), e nelle prossime settimane approderà a Roma, dove sono al momento 17 i ristoranti della capitale che riceveranno gratuitamente i kit di contenitori. (Qui tutti i locali aderenti)

Doggy_bag_color_design-4Utili e anche belli, bisogna dirlo. E non a caso: così sarà meno imbarazzante chiedere al cameriere la doggy bag con gli avanzi. O, meglio ancora, accettare la sua proposta di take-away. Lo dice anche l’indagine sul rapporto tra italiani e doggy bag realizzata da Waste Watcher (Osservatorio nazionale sugli sprechi di Last Minute Market/Swg): sebbene si sia consapevoli che il cibo o il vino avanzati al ristorante rappresentino uno spreco alimentare e economico evitabile grazie alla possibilità di portare a casa quanto rimasto nel piatto o nella bottiglia (lo ammettono tre italiani su quattro), il 41% degli intervistati poi al momento giusto si vergogna di chiedere. Italico pudore.
E allora, se doggy bag dev’essere, che doggy bag sia: ma di design. Ché magari diventa anche di moda, trasformando un problema in opportunità e innescando una piccola rivoluzione culturale. “In questo modo offriamo una seconda vita a importanti vini o cibi, lavorati con arte e passione, che i clienti non terminano”, spiegano i promotori. Affinché l’antispreco alimentare oltre a essere smart diventi anche chic.