“Il Vesuvio, una bellezza sconfinata rovinata da cumuli di munnezza”

Intervista a Raffaele Perrotta, vincitore del Premio di giornalismo «Francesco Landolfo»

Ha da poco vinto la Targa Gianpaolo Necco all’interno del Premio di giornalismo «Francesco Landolfo» per l’articolo «Pattumiera Vesuvio, vergogna senza fine» pubblicato sull’edizione cartacea de Il Mattino. Impegnato da sempre sul territorio, Raffaele Perrotta, giornalista freelance e collaboratore del Mattino, ha ottenuto un bel riconoscimento per aver scritto su un tema molto difficile e che ci sta a cuore, dal momento che da anni come associazione portiamo avanti una idea di turismo sostenibile e responsabile in Campania e soprattutto lungo i percorsi naturalistici del Vesuvio. Abbiamo parlato con lui di cosa significa raccontare un territorio così bello e spesso così maltrattato.

Come è stato vincere questo premio a tema ambientale?

Il premio in se è stato emozionante, come detto anche durante la premiazione, per due motivi: prima di tutto per la soddisfazione di concorrere e vincere un premio importante, ma soprattutto ci tenevo a vincerlo perché volevo ricordare collega che è venuto a mancare di recente, Carmine Alboretti. L’ho raccontato spesso in questi giorni, quando avevo vinto un altro premio mi fece i complimenti e mi disse che avrebbe voluto vincere un’altra volta il Premio Landolfo, proprio lui che aveva avuto una menzione speciale anni fa.

Tornando sull’articolo com’è raccontare il Vesuvio, un luogo che è come una medaglia dalle due facce, una bellissima e un’altra rovinata?

Il Vesuvio andrebbe vissuto ancor prima che raccontato. Non solo facendo una scampagnata. L’ideale sarebbe mettersi con zaino in spalla e scarpe comode a girare per quel territorio il più possibile, per giorni interi. È una vera e propria esperienza, non solo mordi e fuggi. Così ci si può rendere conto della bellezza sconfinata della natura. Alle spalle il cono, di fronte il mare, poi vigneti e appezzamenti di terra. Poi però in zone strategiche e nascoste ti ritrovi cumuli di rifiuti, scarti di lavorazione tessile, immondizia di ogni tipo, dai mobili interi ad altri rifiuti ingombranti. E questo è davvero un pugno nell’occhio, una bellezza così sconfinata, la natura a perdita d’occhio, il mare sullo sfondo, e nascosti però cumuli di munnezza. Ci sono però anche molte eccellenze, per fortuna: agricoltura rispettosa della natura e del territorio, che non dimentica di sperimentare.

Piccole discariche ovunque, dicevi: come mai, il sistema di telecamere non funziona?

Il sistema funziona? Nì. Come accade in molte realtà dei nostri territori, ci sono telecamere lungo la strada che inquadrano anche le auto e chi entra nel Parco del Vesuvio, però poi entrano in gioco meccanismi lungo le stradine che sono di competenza comunale e dell’Ente, e la faccenda finisce per diventare complicata. Quindi chi scarica, lo fa spesso restando impunito perché entrano in gioco dinamiche burocratiche complesse. Ti ritrovi alla fine con cumuli di rifiuti sparsi ovunque e non si riesce a dare la colpa, a multare nessuno e non si riesca a capire chi dovrebbe andare a raccoglierla. Questo si riscontra soprattutto in alcune zone, tra cui Boscoreale, dove ci sono alcune strade lato Vesuvio, strapiene di rifiuti.

La popolazione reagisce? Non esistono attività dal basso per riqualificare il territorio, come accade a Napoli con alcuni cittadini volenterosi, penso al gruppo Retake?

Succede anche qui, certo. Ma una cosa è pulire una strada dai mozziconi – pur essendo lodevole volontariato per una causa giusta – altra cosa è rimuovere quantitativi così grandi, cumuli pesanti di rifiuti speciali. Sono scarti di lavorazioni tessili, materiale di risulta, mobili e molto altro. Si tratta alle volte di rifiuti dal peso enorme, anche mezza tonnellata. Quando il comune cittadino rimuove quei rifiuti, dove li deve conferire? Chi se ne deve occupare, una volta raccolti? Ci vuole un conferimento straordinario e una raccolta straordinaria, che è difficile già normalmente per i comuni. Figuriamoci per un cittadino o un gruppo di cittadini, anche volenterosi, che vogliano dare una mano. In ogni caso ci sono delle sentinelle, volontari o associazioni che vigilano per quanto possibile e il loro compito è di allertare di volta in volta carabinieri forestali, ente parco o amministrazioni di competenza, che sono di vari comuni (Boscoreale, Torre del Greco, Ercolano e non solo)

Ci sono anche le eccellenze, per fortuna.

Lo dico anche nel pezzo che ha vinto il premio. A fronte del lato brutto raccontato, ci sono tante realtà meritevoli: diverse aziende che combattono sul territorio. Il Vesuvio è la patria di alcuni vini Doc e presidi slow food. Prodotti sottratti all’oblio e che grazie alcuni produttori che ci credono vengono recuperati e portati a nuova vita. Un lavoro lento, che richiede uno sforzo immane che questi produttori mettono perché ci credono. Produttori di vino e agricoltori che fanno una scommessa che in parte è fuori da ogni logica economica: coltivare in un territorio complesso, coltivare delle eccellenze che spesso e volentieri non sono capite dal mercato che vorrebbe pagarle quanto paga prodotti coltivati nelle serre in alcuni territori ad est che si affacciano sul mediterraneo o dell’Africa che si affaccia sul mediterraneo. Sono degli eroi.

Tratterai ancora questi temi? Ti prometti di ritornare?

Non sono riuscito a tornare perché il pezzo è del 2019, il 2020 è stato l’anno del covid ma appena si potrà tornerò assolutamente, per documentare le nefandezze ma soprattutto per ritrovare il contatto con la natura, il Vesuvio e le sue bellezze.

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Il Premio di giornalismo «Francesco Landolfo» Promosso da Arga Campania, Sindacato Unitario Giornalisti Campania, Ordine dei Giornalisti della Campania e quotidiano “Roma”, dal 2011 assegna riconoscimenti ai migliori articoli su ambiente e natura, agricoltura, territorio e ricerca scientifica in Campania.