Intervista al viaggiatore: Nicolò Guarrera

Ha meno di 30 anni, viene da Vicenza ma è cittadino del mondo: Nicolò Guarrera viaggia a piedi e sta affrontando il giro del mondo attraverso quattro continenti. Un viaggio suggestivo iniziato nel 2020 e che invita a rallentare e godersi i momenti. Il su progetto si chiama PIEROAD, che deriva dal “Pie”, piede in dialetto veneto e “Road”.  Gli ho fatto alcune domande per comprendere il suo percorso e il lato green dei suoi viaggi.

Cosa ti ha spinto a intraprendere i primi viaggi?

I primissimi non li ho proprio cercati, sono successi: li ho fatti con la mia famiglia, anche ai miei genitori è sempre piaciuto viaggiare, sebbene con modalità diverse. Ricordo le settimane in Puglia, a Gallipoli, in Sardegna e Sicilia con un mare meraviglioso, ed anche in Grecia, tra Rodi ed Alonissos. Più avanti negli anni abbiamo ampliato gli orizzonti, visitando diverse capitali europee e città italiane e coronando la passione comune con un’indimenticabile viaggio in Kenya, nel 2006. Ricordo come fosse ieri i tramonti brevissimi e spettacolari nella savana ed il confine con la Tanzania, due cerotti su una pietra incastonata nel niente. È la mia famiglia che mi ha portato alla sperimentazione. 

Qual è la tua storia? Hai lasciato un lavoro stabile o gli studi per viaggiare a tuo piacimento, o riesci a conciliare le due cose? 

Ho lasciato un lavoro che adoravo, category planning a Milano – gestione delle politiche promozionali e di prezzo per una categoria di prodotti, nel mio caso cioccolato. Ambiente giovane e stimolante, ha lasciato un segno indelebile nell’approccio ad alcune situazioni ed ancora di più nei ricordi, ho conosciuto persone che rimarranno per sempre. In quel momento, tuttavia, la mia strada era un’altra e i due stili di vita non potevano coesistere.

Leggi anche: Intervista al viaggiatore, Luca Badanai

Perché proprio il viaggio a piedi? Che differenza c’è secondo te nel viaggiare con mezzi di locomozione?

Camminare è il mio atto di libertà, esente da ogni logica di approvvigionamento o meccanismo se non quelli del mio corpo. Camminare è l’unico modo totalmente umano per spostarsi e così ho voluto partire, lasciando da parte il superfluo; e poi, mi è sempre piaciuto, quindi perché non portarlo ad un livello più in là? La differenza rispetto ad altri mezzi, a parte doversi adattare solo ed unicamente alle proprie esigenze, è la possibilità di vivere il percorso con estrema lentezza, dando possibilità a più storie di aprirsi e contaminare chi le accoglie. Ci ho messo tre mesi ad arrivare da casa mia all’oceano Atlantico, in Spagna; in auto, in meno di una settimana, avrei percorso gli stessi km: ma quanto di meno avrei vissuto, quante persone avrei conosciuto, quanti luoghi, quanti cibi, quanti momenti non sarei riuscito ad assaporare? Camminare, inoltre, impedisce di saltare i pezzi “brutti” o “noiosi”: ci sono anche quelli nella vita, bisogna accettarli e smetterla di correre in avanti al prossimo momento eccitante. La vita non è fatta di highlight ma di tutti i momenti, belli, brutti, difficili, tristi, noiosi o gloriosi che abbiamo fatto accadere. Infine, vuoi mettere la soddisfazione di esserci riuscito a farla tutta, ma proprio tutta a piedi? È una lenta, costante e faticosa costruzione di significato e quando arrivi in fondo senti dentro l’importanza ed il valore, e non il prezzo, di ciò che hai fatto

Come hanno preso le tue scelte amici e parenti?

Amici tutti positivamente, alcuni hanno detto che si aspettavano una qualche capata strana, non mi vedevano dietro una scrivania o almeno non subito. Immenso supporto da parte di tutti loro, anche oggi, dopo mesi che non ci vediamo e migliaia di km di distanza; sono loro che mi hanno convinto a condividere questo viaggio sui social, in modo da portarli con me in giro per il mondo e sentirne un po’ di meno la mancanza. Parenti diverso, a seconda di chi stiamo parlando. Sorella dapprima imbronciata, poi meglio. Mamma e papà subito perplessi, poi hanno detto Se sei felice, lo siamo con te, vogliamo  essere parte di questo viaggio e darti una mano. Non so quanti, al loro posto, avrebbero reagito così bene. Sapere che ci sono mi dà una sicurezza psicologica importantissima 

La Lentezza salverá la bellezza attraverso la diversitá, si legge sul tuo blog. Ci spieghi qualcosa in più su questa bella frase?

Nell’idiota di Dostoevsky leggiamo che il mondo sarà salvato dalla bellezza – frase resa celebre da Giovanni Paolo II. L’idea di fondo è che qualcosa dovrà salvare il mondo dell’uomo dall’uomo stesso. Ma se questo è vero, chi ha il compito di salvare la bellezza? Ecco, penso che un aiuto fondamentale potrebbe venire proprio dalla lentezza, perché attraverso di essa possiamo cogliere la diversità che arricchisce il mondo e quando ne prendiamo coscienza diventa molto più difficile distruggere, perché ci siamo resi conto del valore della cosa in se e della sua relazione con il contesto in cui si trova. Esempio: percorro l’A4 per arrivare il prima possibile a destinazione, c’è traffico e penso che se aggiungessero una o due corsie in più il problema non ci sarebbe ed io potrei arrivare prima. Non mi fermo a pensare (e la stessa nostra lingua cela la trappola, pare sia necessario fermarsi per pensare, andare più piano) alle conseguenze della cementificazione di un’area, non conosco le storie che verrebbero sacrificate all’opera e, a meno di avere una certa sensibilità, difficilmente me ne curo. Se invece ho percorso la stessa strada a piedi, con quante persone ho parlato, in quanti posti mi sono fermato a dormire e mangiare, e tutte le volte che mi sono immerso nella natura e nei miei pensieri? Quando ripenso all’autostrada rabbrividisco per la perdita cui sarei andato incontro, perché ora so cosa c’è lungo quel percorso, cosa vive al suo fianco. Altro esempio, paradossale: viaggio al massimo della velocità, ossia alla velocità della luce, cosa vedo? In un secondo, giro la terra sette volte, difficile riesca a cogliere qualcosa. Rallento, mi sposto a piedi e ci metto quattro anni. Vivo diverse esperienze, una per ogni giorno, entro in contatto con culture differenti dalla mia, lingue e modi di pensare che poco hanno in comune con i bagagli con cui sono partito. Imparo ad apprezzarli proprio perché sono qualcosa di più rispetto a me e quello che conosco, non voglio vadano perduti perché ne riconosco l’unicità: ecco come la lentezza rivela la diversità, ecco come salverà la bellezza. Ultimissimo esempio, altro limite: se rallenti al massimo che succede? Sei fermo. Se vivi nello stesso posto tutta la vita ogni angolo, ogni strada, ogni bar acquisisce un significato e diventa prezioso: la bellezza di ciascuno di essi si è dischiusa grazie alla lentezza.

Nei tuoi numerosi viaggi, un posto che ti  ha deluso e un posto che ti ha sorpreso?

Deluso mah, forse Parigi, ci sono stato un paio di volte ma non capisco proprio il fascino che esercita. Caoticamente affollata, sali sulla Eiffel e vedi grigiume ovunque, carissima… Ma penso che se ci vivessi un po’ di tempo imparerei ad apprezzarla.
Sorpreso… Ti dico l’ultimo, Ecuador, ci sono adesso. Pensavo di trascorrerci un mese e invece penso che il visto da 90 giorni farà in tempo a scadere. Persone super accoglienti e camminare tra le Ande è pazzesco, ci sono questi giganti di 4-5000 metri che fanno l’occhiolino dalla linea dell’orizzonte! Decine di frutti mai sentiti, gran varietà di paesaggi, dalla costa, alla serra, alla foresta amazzonica, storia recente ricca di episodi pazzeschi (soprattutto nel male) di cui non sappiamo assolutamente nulla.

Su econote parliamo spesso di natura. Quale è stato il paese “naturalisticamente” più bello che hai visto?

Probabilmente l’Australia, li la natura è ancora bella potente. Mai visto cieli di un azzurro così intenso. Si va dai tropici del nord ad un clima temperato quasi freddo a sud, specie in Tasmania. Poi c’è la Great Barrier Reef, o almeno quello che ne rimane… Da vedere si o si, prima che sia troppo tardi. Tra l’altro lì la cultura del campeggio è bella sviluppata, quindi riesci ad immergerti nella natura con molta più facilità che da noi 

Quali sono le piccole e le grandi scelte che fai per rispettare l’ambiente?

La differenza tra piccole e grandi in cosa si misura? Uso poca acqua in generale, meno docce ragazzi: sono quasi 10 litri al minuto. Consumo di carne moderato, sono per la qualità, non quantità. Ora è più difficile, qui la mangiano anche  a colazione. In generale, quasi sempre, mangio cibo locale e di stagione. Niente fragole a dicembre nè avocado in Italia, così come qui evito i cibi di importazione. Produco pochi rifiuti, solo le borse di plastica che mi danno con la spesa; alcune le riutilizzo, ma non sempre riesco a starci dietro. Per questo motivo, quando compro qualcosa, cerco beni con poco imballaggio o sfusi. Spostandomi a piedi, non inquino. E campeggiando, niente aria condizionata o riscaldamento. Se fa freddo, mi vesto di più, se fa caldo non mi lamento e cerco qualche modo per svaporare. Non ha nessun senso varare in casa con la felpa d’estate e in mezze maniche d’inverno e non so quante persone conosco che fanno così. Rimango deluso ed allibito ogni volta. E non butto niente, mai, per terra. Ovvio? Purtroppo no. Nemmeno in Italia

Che progetti hai nel breve-medio periodo? continuerai a viaggiare?

Per forza! Penso altri due mesi scarsi in Ecuador, poi sarà la volta del Perù. Quest’anno ed inizio del prossimo è America Latina. 

Instagram / Facebook