Ha il sapore della cioccolata calda con panna nelle sere di inverno il primo romanzo di Francesco Prosdocimi, Io e Gio, che esce oggi per Neo Edizioni. La storia di questi due fratelli resi orfani giovanissimi a causa di un tragico incidente stradale che ha coinvolto i due genitori riesce ad emozionare, sorprendere, coinvolgere.
Piero è poco più che ventenne, Gio ha dodici anni. Entrambi, costretti a vivere, sopravvivere, dopo la morte dei genitori. Cambiano casa, cambiano vita, provando a lasciarsi tutto alle spalle, in attesa di riassestarsi. Il piccolo ha gli incubi, il grande prova ad arginare la catastrofe. Ma non è semplice. I ricordi fanno rumore, il Veneto raccontato in queste pagine è freddo e non sembra avere empatia.
Da Vicenza, di notte, caricano una Yaris, abbandonano la vecchia casa, si rifugiano in un paesino tra le montagne, per tornare a respirare. Prendono l’essenziale, senza dimenticare la scacchiera con cui giocano sempre, regalo dei genitori.
Il gioco. Il piccolo Gio gioca a calcio, è bravo, potrebbe essere il suo futuro. Lontano dal passato ingombrante e tragico c’è un futuro fatto di nuovi inizi, di palleggi e tiri sotto la traversa. E poi c’è un vicino di casa enorme, il Signor Mueller, burbero all’inizio, ma con il quale si instaura una dolce, atipica amicizia. A far loro compagnia in casa, anche un gattino trovato il primo giorno nei pressi della piccola casa, ribattezzato Grande Lebowski.
A un centinaio di chilometri dal luogo del dolore e del ricordo, riassaporano cosa significa essere una famiglia, una nuova famiglia. Tra pasta al tonno e dvd visti insieme, con la scuola del piccolo Gio, che non è facile, la squadra di calcio, il torrente dove pescare, le passeggiate nei boschi solitari, il bar di paese, gli sguardi della gente, i giudizi delle maestre, i primi lavori di falegnameria realizzati nel laboratorio di Mueller… ce la faranno a rifarsi una vita?
Francesco Prosdocimi esordisce con un romanzo dalla scrittura asciutta e dai dialoghi brevi e potenti. Guardiamo le esistenze dei due giovani protagonisti come in un film dei Dardenne, soffriamo con loro, ci entusiasmiamo a un gol fatto, assistiamo a una conversazione fatta di poche parole, frasi non dette, silenzi. Come una cinepresa guidata da un regista neorealista, la scrittura di Prosdocimi coglie l’essenziale, che è alle volte invisibile agli occhi ma ben chiaro sulla pagina.
Il primo romanzo dell’autore dimostra un’urgenza nella scrittura e il desiderio di stupire con la normalità di due vite che hanno subito uno scossone devastante, ma che non sono crollate. E sorprende come un calcio di punizione all’incrocio, un dribbling ben riuscito. Come il piccolo Gio, così taciturno nella vita di tutti i giorni, che lascia parlare i piedi sul campo da calcio.
Prosdocimi ci mostra un rapporto tra fratelli sincero e strettissimo, e ci lascia a porci domande su alcuni grandi temi della vita: la morte, il dolore, la famiglia, la crescita personale dopo un lutto. In queste pagine il dolore si trasforma in forza, la disperazione in voglia di tornare a vivere. Uniti. Insieme.