La disinformazione come arma contro il pubblico: “Mercanti di dubbi” di Naomi Oreskes e Erik M. Conway

Articolo aggiornato il 25 Aprile 2025

Si esce dalla lettura di “Mercanti di dubbi” di Naomi Oreskes e Erik M. Conway, nella nuova edizione pubblicata da Edizioni Ambiente, decisamente sconvolti, anche provati. Questo volume è un’inchiesta potente e meticolosamente documentata su come un piccolo gruppo di scienziati americani, con forti legami con l’industria conservatrice, abbia orchestrato campagne di disinformazione per minare la fiducia del pubblico nella scienza su questioni cruciali come il fumo, la pioggia acida, il buco nell’ozono e il cambiamento climatico.

Il libro – pubblicato per la prima volta 15 anni fa, ora di nuovo in libreria con una nuova edizione – svela una strategia inquietante e ricorrente: seminare il dubbio, anche quando il consenso scientifico è schiacciante. Attraverso l’analisi di documenti interni, corrispondenze e pubblicazioni, Oreskes e Conway mostrano come questi “mercanti di dubbi” abbiano utilizzato tattiche simili a quelle impiegate dall’industria del tabacco per negare i danni del fumo: enfatizzare l’incertezza scientifica, promuovere “esperti” con opinioni minoritarie, attaccare gli scienziati e invocare la libertà individuale contro le regolamentazioni.

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Massimo Polidoro, nella prefazione alla nuova edizione, Definisce il libro un’ “un’arma. Non un’arma offensiva, ma difensiva. Uno strumento che ci dà la possibilità di proteggerci dagli attacchi dei disinformatori, dalle bufale, dalle campagne orchestrate per seminare confusione su temi spesso decisivi per la nostra salute, il nostro benessere e il futuro del pianeta.

Ciò che emerge dalla lettura di questo libro è un quadro allarmante di come interessi economici e ideologie politiche possano manipolare la percezione pubblica della scienza, ritardando azioni necessarie per proteggere la salute umana e l’ambiente. Il libro non si limita a denunciare le tattiche di questi gruppi, ma analizza anche le motivazioni che li spingono, spesso legate a una profonda avversione verso l’intervento governativo e la regolamentazione economica.

“Mercanti di dubbi” è una lettura fondamentale per chiunque voglia comprendere le radici della negazione del cambiamento climatico e di altre controversie scientifiche. È un’opera che getta una luce inquietante sul potere della disinformazione organizzata e sulle sue conseguenze per la società. Nelle pagine si analizza come un gruppo di scienziati, a partire dagli anni ’50, abbia messo la propria autorevolezza al servizio di industrie (del tabacco, chimiche, petrolifere) per confondere l’opinione pubblica su temi come il fumo, il DDT, le piogge acide, il buco nell’ozono e il riscaldamento globale. Questi “mercanti di dubbi” hanno utilizzato strategie di disinformazione per rallentare l’adozione di norme che avrebbero pregiudicato i profitti delle aziende.

 Fred Singer, Fred Seitz e un manipolo di altri scienziati hanno cooperato con think tank e aziende private per screditare le evidenze scientifiche su svariati argomenti. Nei primi anni la maggior parte del denaro proveniva dall’industria del tabacco; in seguito soprattutto da fondazioni, think tank e dal settore dei combustibili fossili. 

La nuova edizione del libro include una prefazione di Massimo Polidoro e un’intervista a Naomi Oreskes, che aggiorna il quadro ai giorni nostri, con un focus sui social media e le fake news. Rendendo quindi il quadro della disinformazione ancora più attuale e completo, e questo libro quindi un testo fondamentale per capire l’evoluzione storica del fenomeno della disinformazione, e per attrezzarsi per non restarne invischiati.

Si è sempre dato per scontato che gli scienziati siano custodi di fatti solidi, basati su un rigoroso metodo scientifico. Oreskes e Conway mostrano invece come, talvolta, sia la politica a guidare la narrazione. Il risultato è un vero e proprio commercio del dubbio. Washington Post