11 Marzo 2013. Data importante per la messa al bando della sperimentazione animale dai prodotti cosmetici.
La nuova normativa prevede il divieto “degli esperimenti concernenti la tossicità da uso ripetuto, la tossicità riproduttiva e la tossicocinetica”. Questa nuova legge è solo l’ultima tappa di un percorso iniziato nel lontano 1986, in cui la comunità internazionale iniziò una raccolta dei “metodi alternativi” alla sperimentazione animale su “ingredienti o combinazioni di ingradienti”.
Il divieto non fu totale ed immediato, ma graduale. Si stabilirono cioè dei punti cardine da raggiungere in un lasso di tempo, necessario alla ricerca di nuovi metodi sperimentali. Così “il divieto di sperimentazione su ingredienti o combinazioni di ingradienti” entrò in vigore nell’11 Marzo 2009, per solo certi esperimenti (per sapere come andò in Italia, leggi qui). 4 anni più tardi (11 Marzo 2013) sono stati vietati anche gli esperimenti considerati invasivi su “tossicità da uso ripetuto, la tossicità riproduttiva e la tossicocinetica”.
Il divieto riguarda anche la commercializzazione dei prodotti cosmetici testati su animali, permettendo quindi la sola vendita di prodotti “cruelty-free”. La natura del divieto è quello di arginare l’utilizzo della sperimentazione animale, in primis in campi di non assoluta necessità per l’uomo, quali la cosmetica. Ma quali potrebbero essere le conseguenze di tale passo?
A tal proposito, ho chiesto a qualcuno del “campo medico” la sua opinione, la Dott.ssa A. Cottarelli, Dottoranda in Oncologia Molecolare:
“Se mi trucco, voglio innanzitutto la garanzia (o quantomeno un buon margine di sicurezza) che la mia faccia non si gonfierà come un pallone aerostatico per via di qualche allergia al componente X o alla sostanza Y. Chiediamo in continuazione di essere tutelati: “Più sicurezza per questo!”, “Più garanzie per quell’altro!”. Ci indigniamo profondamente (ed è giusto che sia così) quando la salute pubblica viene messa a rischio in qualche modo. Ma stavolta no. Stavolta è diverso, perché ci sono di mezzo dei conigli dal bel musetto. E in virtù di ciò, addio anche alla democrazia. In un Paese libero e democratico, io posso essere contraria ad una cosa e comportarmi di conseguenza in modo coerente con le mie convinzioni, ma se questa cosa è legale (e aggiungo, nel caso specifico della sperimentazione animale, regolamentata) non posso togliere ad altri il diritto di scegliere di farla. Per fare un paragone un po’ estremo, se sono contraria all’aborto deciderò di non abortire, ma di certo non manifesterò mai per l’abolizione della legge che consente l’IVG. […] La mia previsione, e non parlo propriamente da ignorante, è che ora che c’è questa legge che vieta di sperimentare prodotti cosmetici e loro componenti sugli animali, ad impennare saranno le vendite di antiistamici, con grande gioia delle case farmaceutiche. […] Possiamo pensare di abolire la sperimentazione animale in campo cosmetico, e su questo sono d’accordo in linea di principio. Non sono d’accordo, però, sull’aver creato il pericoloso precedente dell’aver messo la salute animale davanti a quella dell’uomo. Perché questo è solo un inizio. Quanto passerà prima che ci venga chiesto di smettere di utilizzare gli animali in generale, bloccando di fatto l’intera ricerca medica?”
Il Dott. Giuseppe Salatiello, laureato presso la Facoltà di Farmacia, pone l’attenzione sull’importanza della sicurezza dei prodotti e su un divieto “trasversale”:
“Divieto di sperimentazione dei cosmetici e loro ingredienti su animali”.
È la principale novità introdotta dalla direttiva 2003/15/CE, recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 50/2005, ossia la fissazione di un quadro normativo volto alla graduale soppressione della sperimentazione sugli animali.
Le nuove disposizioni in materia vietano, infatti, di sperimentare i prodotti cosmetici finiti e gli ingredienti cosmetici sugli animali (divieto di sperimentazione) e di immettere sul mercato comunitario prodotti cosmetici finiti e ingredienti, presenti nei prodotti cosmetici, che sono stati sperimentati su animali (divieto di commercializzazione).
L’immissione sul mercato europeo non sarà più consentita allorché siano stati convalidati ed adottati a livello comunitario dei metodi alternativi alla sperimentazione animale.
Sebbene sia condivisibile e auspicabile la estraniazione degli animali dalla sperimentazione, va anche detto che la sperimentazione animale non può essere completamente sostituita da un metodo alternativo se non per prodotti e loro componenti già conosciuti e collaudati, soprattutto in termini di tossicità a lungo termine. Pertanto il “cruelty-free” dovrebbe essere un obiettivo da perseguire non “ad ogni costo” a garanzia, prima di tutto, della salute del consumatore finale, ossia l’uomo.
Ciò vale sopratutto per la ricerca dell’industria farmaceutica che non è esente da “attacchi” per questioni di carattere etico.”
Nel tempo nuovi metodi alternativi alla sperimentazione animale sono stati riconosciuti dalla comunità scientifica ed ancora altri ne verranno. Si spera un giorno di poter fare a meno del sacrificio di tutti gli animali (vermi e drosophile compresi). Ma la strada è tortuosa, lunga ed in salita, non per inerzia dei Ricercatori, ma bensì per problemi di carattere tecnico che difficilmente si risolvono con un click.
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