Intervista al viaggiatore: Matteo Baraldo

Ha gli occhi vispi e una lunga barba che non aveva quando è partito, ormai tanti mesi fa. E’ Matteo Baraldo, protagonista della nostra seconda “intervista al viaggiatore”. Anche lui ha deciso di mollare tutto e cambiare stile di vita, rallentare e decrescere. Lo ha fatto lasciando la scrivania e partendo per il Sudamerica. Attraverso queste semplici domande vogliamo capire cosa lo ha spinto a intraprendere questo percorso e dove lo porterà. Auguriamo a lui buon viaggio, e a voi buona lettura. Leggi qui la prima intervista al viaggiatore.

1) Cosa spinge una persona a mollare tutto, anche un lavoro stabile, e partire?

Mollare tutto, due parole che messe insieme fanno un po’ paura, no? Personalmente quello che mi ha fatto prendere una decisione del genere è stato che, a quasi 30 anni, mi ritrovavo a vivere una vita “monotona” sempre uguale, dove il sistema si era impadronito di me, senza che me rendessi conto. Nella norma a 30 anni un essere umano pensa alla famiglia, io invece no, ho voluto semplicemente fare un investimento nella mia vita facendo esperienze che deviano dal solito viaggio, portando a casa un bagaglio spirituale ed emozionale fuori dal comune, regalatomi dal cammino e che nessuno mi toglierà mai. Penso che siamo schiavi del tempo, ci preoccupiamo molto di questo, quando alla fine ne abbiamo in abbondanza. Tempo che ci permette di investire su noi stessi, ci fa evolvere e crescere, a patto che ci ascoltiamo e lo vogliamo.

2) Com’era la tua vita prima di questo viaggio e come questo viaggio ti sta cambiando?

La mia vita prima era la classica vita da lavoratore: sveglia alle 7, colazione, via in strada con il furgone, pranzo, cena, sport, amici. Stavo benissimo, lo ammetto, però perché non andare a fare un giro lontano da tutto e tutti facendo qualcosa in più per me stesso e gli altri? Quindi, ho comunicato in ditta, a casa e agli amici la mia scelta e sono andato. Dopo nove mesi di cammino non rimpiango per niente la mia scelta, anzi, se la vita me lo concede la rifarò ancora, in altri luoghi con altre culture, un altro viaggio. Certamente sono cose che ti cambiano, è inevitabile e come ben sappiamo tutto cambia ed evolve. Poi credo si cambi più rapidamente facendo un viaggio così che non rimanendo al posto di lavoro. Per ora posso dirti di sentirmi cambiato nel modo in cui vedo le cose, perché facendo certe esperienze ti rendi conto di quanto hai e ti e stato dato, senza averlo riconosciuto. Quindi ho imparato a guardare il cielo e a dire grazie. Poi diventa come una droga perché vedi che ti accadono delle cose che mai ti saresti aspettato, come coincidenze in determinate situazioni, e allora pensi davvero che ci sia un qualcosa. Io non so chi ci sia, ma qualcosa c’é e lo ringrazio e basta. Poi, credo che mi vedrò realmente cambiato quando rientrerò a casa e mi ritroverò davanti il sistema con tutte le sue sfaccettature. 11167701_10206319556418503_7825706164125927684_n

3) Che paesi hai visitato finora e quali visiterai in futuro?

Attualmente ho visitato Perù, Ecuador, Colombia, Brasile e sto visitando la Bolivia, la quale posiziono al primo posto di gradimento perché è troppo selvaggia e mi piace un sacco. Io anche sono selvaggio, lo sto confermando lungo il cammino in quanto mi adatto facilmente all’ambiente. Ora capisco perché da bambino giravo sempre scalzo nel cortile di casa e la mamma Carla mi implorava di mettermi i sandalini azzurri in gomma. Ho avuto la fortuna di aver avuto una famiglia che mi ha cresciuto in maniera naturale, lontano dalla realtà moderna dove a 10 anni, i bambini, hanno già un telefono in mano. Ho avuto la fortuna di giocare a nascondino con i miei cari amici, sbucciarmi le ginocchia con loro, crescendo nel modo giusto a mio avviso.
In futuro visiterò l’Argentina, se qualche nave mi raccoglie come volontario a bordo faccio un giro in Antartide e il Cile. In questi posti andrò alla scoperta della regione Patagonica entrando in contatto con una natura differente da quella che ho incontrato fino ad ora, ma pur sempre super. Una cosa assurda di questo viaggio è il cambiamento radicale che trovi in poche ore di strada. Passi dalla Selva tropicale alle Ande in 4 ore di bus, con tutto un cambio che va dalla natura, alla gente e al cibo. Questo non è facile per il fisico, però ho avuto la fortuna di non ammalarmi e quindi proseguire il cammino. Non si deve essere schizzinosi perché altrimenti è la fine. Ho mangiato di tutto, a volte chiudendo gli occhi, ho dormito in posti fuori dall’ ordinario, ma questo era ed è esattamente quello che volevo, un viaggio super.

4) So che stai facendo volontariato nelle tue varie tappe. Ci descrivi un po’ di cosa ti sei occupato?

Ho fatto volontariato di tutti i tipi, lavorando in un’associazione italiana per i poveri peruviani e boliviani, passando per fattorie e ostelli, l’ultima la sperimento per la prima volta tra un mese circa a Bariloche, in Argentina. Lavorare con i poveri mi ha lasciato il segno, lo ammetto. Sono un tipo emotivo e certe esperienze che ho vissuto le porto con me a vita. In questo periodo che ho definito di isolamento, per il fatto di trovarti in minuscole comunità sperdute nelle Ande, ho imparato ad apprezzare ciò che ho e a dedicarmi con tutto me stesso agli altri. Le mansioni svolte sono state quelle di muratore e contadino. Porto ancora con me volti ed espressioni di persone che hanno i segni della vita nei loro volti non curati con creme idratanti. In questo fantastico continente ci sono cose fantastiche ma anche tanta merda, come la povertà. Nelle fattorie ho lavorato come contadino, curando ettari di caffè e dando da mangiare agli animali presenti in Colombia e imparando un sacco di belle cose, utili per la vita, rispettando al 100 % la terra che ci da i frutti per vivere. Per gli amanti del biologico e prodotti a km 0 consiglio vivamente un’esperienza in fattorie del genere perché ne vale veramente la pena.

5) Qual è il posto più bello che hai visto finora, naturalisticamente parlando?

Eh.. la natura.. qua ragazzi miei è super. Ce ne per tutti i gusti e per tutte le temperature. Personalmente ha affascinato molto la giungla per il fatto d’essere un ambiente per me sconosciuto, ricco di insidie, con animali mai viste e molto, ma molto affascinante. Della giungla, oltre alla natura porto con me il ricordo di una famiglia indigena fino a poco tempo fa, conosciuta per caso e che spero di aiutare in qualche modo. Mi affascinano molto  anche le montagne, alte, potenti, selvagge, imparando a portare rispetto a un ambiente che mi fa sentire impotente ai suoi piedi e che credo sia il modo giusto per affrontarlo perché il coltello dalla parte del manico, quando ci sei dentro, ce l’ ha la natura. Una cosa molto triste che sto notando sono le montagne di spazzatura, specialmente in alcuni luoghi, causata da un grave problema presente in tutti i paesi sud americani, l’ ignoranza; dettata da uno scarso investimento statale su scuole e altre infrastutture. Pero’ ahime’ un popolo ignorante è quello che vuole il potere, perché lo si manipola come un burattino, permettendo a multinazionali, per esempio, di giocare in questo continente, provocando gravi danni all’ambiente che vedremo  ancore di più in futuro.

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6) Su Econote parliamo spesso di decrescita. In che modo il tuo viaggio ha a che fare con questo termine, e in che modo?

Per me decrescere è stato sentirmi più piccolo in un mondo enorme, davanti ai poveri dove impari ad abbassare la cresta, a darti da fare e farti venire le vesciche alle mani per loro. E quando scoppiano, vai avanti ancora perché ti senti di farlo, questo è il bello di queste esperienze, il sentirsi di farlo, non farlo forzati. Altra cosa appresa e’ il bello della sconfitta. Il sistema ci vuole vincenti e perfetti ma la verità è che l’imperfezione ci distingue gli uni dagli atri ed è dalle sconfitte che si cresce, perché impari a vivere. Con questo non voglio dire che dobbiamo sempre perdere però accettando anche la sconfitta diventiamo più forti interiormente.

7) Il tuo viaggio ti ha portato a girare in Sudamerica: com’è il rapporto della gente con la natura, l’ambiente, gli animali?

Come ho scritto in precedenza c’è parecchia ignoranza che porta all’inquinamento rapido di molte zone e al disboscamento di ettari e ettari di piante per far pascolare una decina di mucche. D’altro canto la gente è fantastica, ho trovato un sacco di aiuto, anche in situazioni difficili, dimostrandomi quanto sia straordinario questo popolo. Nelle zone fredde sono più musoni, mentre nelle zone calde sono più aperti, ma sempre fantastici. Io mi sono innamorato degli indigeni, sia di montagna che della giungla perché vedi in qualcosa che da noi è quasi scomparso, la semplicità e la spontaneità del vivere la giornata.

8) In che modo sei un viaggiatore sostenibile? Quali sono le piccole e le grandi scelte che fai per rispettare l’ambiente?

Personalmente viaggiare a costo zero non è possibile, devi mangiare, ti devi spostare e quando non sei ospitato devi dormire. Sono partito con un budget, 4000 euro. Con questo non voglio fare il figo, non voglio essere capito da tutti e capisco chi mi dice, io non ho soldi e non posso farlo, vero. A chi vuole solo andare via e spostarsi, dico che il Sudamerica è una ricca miniera di opportunità, specialmente in Perù e Bolivia, due paesi che si stanno sviluppando parecchio. Comunque cerco di rispettare il budget facendo volontariato, lavori per vitto e alloggio, viaggiando con i bus più scadenti dove mi diverto un sacco, trovando passaggi da gente conosciuta sul posto, facendo autostop e utilizzando una pagina internet apposita per chiedere ospitalità, couchsurfing. Rispetto l’ ambiente facendo centro nei pochi bidoni della spazzatura presenti, parlo e contemplo cio’ che i circonda, piante e animali, specialmente quando sono in posti estremi e gli ringrazio di esistere. Dobbiamo ringraziare anche la natura ragazzi miei, ci regala opere naturalistiche senza pagare il biglietto, è tutto gratis, ce l’abbiamo attorno, guardatelo.


9) Ti manca l’Italia? Se sì, cosa, e pensi di tornare presto?

L’ italia mi manca. Vivo in un paesino di poche persone immerso nel verde della pianura padana, e se non mi mancasse sarebbe come sputare nel piatto. Le proprie origini non vanno mai dimenticate, qualsiasi sia il percorso che scegliamo, almeno io la penso cosi. Non ho ancora il biglietto di ritorno, anche se ogni tanto do un’occhiata su internet per vedere i prezzi. PS. Non sono un eroe, gli eroi sono quelli che rimangono due – tre nni a fare volontariato nello stesso paesino sperso in una vita difficile, ma pur sempre vita, loro sono gli eroi. Io voglio solo conoscere e farvi conoscere. Cercherò di farlo con il libro e a tempo debito chiederò l’aiuto di tutti. 10996722_10205702601675020_5504922597834117699_n