Salve amici eco-nauti!
In questi giorni di pieno e freddo inverno, quanti sognano la calda estate o già progettando la prossima vacanza estiva? Ma quale può essere la meta ideale? Il mare o il fiume ed i boschi?
Bhè, se proprio non sapete decidervi, allora un fantastico compromesso è andare a Policoro, in Basilicata, poco lontano da Scanzano Jonica.
A sinistra della foce del fiume Sinni c’è l’Oasi Naturale WWF Policoro-Herakleia istituita nell’agosto 1995, che comprende il Bosco Pantano di Policoro all’interno della Riserva Regionale, che è si un bosco (formato da frassino ossifillo, pioppo bianco, ontano nero e da un sottobosco di lentisco, mirto, fico) con macchia mediterranea (costituita da lentisco, ginepro, fillirea, mirto, biancospino, rosmarino), canne lacustre, giunchi ed acquitrini (creatisi in corrispondenza di depressioni e di falde freatiche superficiali) ma a pochi metri c’è una fascia sabbiosa ricca di vegetazione psammofila, come l’eringio, l’echinofora e il pancrazio. E poi il mare.
Dove avviene qualcosa di magico: il recupero delle tartarughe marine accidentalmente catturate, ferite o malate, della raccolta e dello studio di quelle trovate decedute, della marcatura degli esemplari e dello studio delle ricatture, che vengono poi restituite al mare; nell’oasi infatti si trova il Marine Turtle Rescue Centre di Policoro, che è in rete con le cooperative dei pescatori e con le motovedette della Capitaneria di Porto, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Sono stati curati presso il Centro vari esemplari di Caretta Caretta a anche un esemplare di tartaruga liuto, un animale abbastanza raro nel nostro mare, di cui sono stati effettuati prelievi e misurazioni che potranno dare preziose indicazioni sulla sua biologia.
Il Centro di Recupero aderisce al Progetto Tartanet, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma LIFE Natura ed è un punto nevralgico fra Taranto e Corigliano Calabro.
Ma se siete studenti o universitari, potete vivere questa esperienza in prima persona come volontari, collaborando con gli specialisti dell’Università della Calabria, per partecipare ai cinque obiettivi del Progetto Tartarughe Marine, ossia:
1-la riduzione della mortalità tra le tartarughe marine spiaggiate o recuperate accidentalmente;
2-il recupero e la reintroduzione in natura di individui in cattivo stato di salute catturati da pescherecci o rinvenuti spiaggiati;
3-la quantificazione del tasso di cattura e del tasso di mortalità delle tartarughe;
4-attività di sensibilizzazione tra i pescatori professionisti, le istituzioni locali e la popolazione al problema della conservazione delle Caretta caretta;
5-l’avvio di un programma di monitoraggio per accertare la presenza di Caretta caretta lungo la costa jonica e, in particolare, in quei settori costieri che, per caratteristiche morfologiche, possono costituire tuttora aree di più o meno regolare ovodeposizione della specie nella regione. (non è raro infatti assistere alla schiusa delle uova e vedere questi piccolini correre verso la vita).
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