L’economia buona di Emanuele Campiglio (Bruno Mondadori)

Avevamo già parlato di Emanuele Campiglio ai tempi di Con il mondo sulle spalle, suo interessante saggio sulla necessità di un cambio di rotta nella nostra economia, in un’ottica di ecosostenibilità. Torno a scriverne adesso in occasione del suo nuovo libro pubblicato da Bruno Mondadori, L’economia buona. Un libro in cui l’autore torna a parlare di economia e anche di futuro, con una particolare attenzione alle questioni ambientali e sociali.

Partendo dalla necessità di un cambiamento che coinvolga tutti i soggetti sociali, l’autore ci offre “storie e idee per un futuro migliore”. La crisi che affrontiamo in questi anni, infatti, non è certo la prima della storia dell’uomo, e non sarà l’ultima. Ma come affrontarla?

Il testo di Campiglio analizza con approfondimento ma soprattutto con un taglio narrativo le questioni relative all’attuale teoria economica – che ha smesso di trattare i problemi reali – e riflette su una nuova “Macroeconomia della sostenibilità”. Perché è la sostenibilità, la misurazione del benessere a dover guidare una nuova impostazione del dibattito economico (Il PIL misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta, è l’emblematico titolo di un paragrafo).

E poi, non dimentichiamolo, è troppo sbilanciato il rapporto tra economia, risorse e ambiente. Le risorse su cui si basa il nostro sistema di produzione di energia – carbone, petrolio e gas – sono soggette a esaurimento. L’autore non tralascia, nell’epoca di internet, di Occupy e dei movimenti simili, l’importanza fondamentale del singolo individuo, sempre più al centro della scena (“la rivoluzione dal basso” è un tema che ritorna più volte nel testo).

Altro concetto che torna spesso è quello di “decrescita”, che “non deve essere, necessariamente sinonimo di “rinuncia”. Si tratta piuttosto di ridurre la quantità di ciò che non con- tribuisce al benessere individuale e sociale – pur avendo effetti positivi in termini di PIL – e contemporaneamente aumentare le cose che davvero concorrono alla realizzazione degli individui, anche se non incluse nella contabilità nazionale.”

E ancora: “Produrre positivo”, “consumo collaborativo”, “autorganizzazione su scala glocale”, “responsabilità d’impresa”. Il libro di Campiglio è interessante ancora di più perché evita sterili e inutili tecnicismi in funzione della chiarezza. Come ad esempio accade nel capitolo conclusivo del volume: “Il valore del verde”. Riconvertire produzione e consumi per creare occupazione pulita” in cui viene analizzato alla perfezione il tema della Green Economy, con tutte le sue varie sfaccettature e campi d’applicazione, dai trasporti all’architettura, dall’agricoltura al trattamento dei rifiuti. Investire in questi settori, in ambito green, significherà anche lo sviluppo di nuove professioni, di green jobs. Perché l’economia buona significa, in questo caso, anche buona economia.