Slow Food VS EXPO: We Feed the Planet

Slow Food lancia la sfida a EXPO con We Feed The Planet. Qualche settimana fa il fondatore Carlo Pertini aveva dichiarato sostanzialmente che l’EXPO, “Energia per nutrire il Pianeta” è un evento povero di contenuti.

Di contro quindi Slow Food ha lanciato la campagna We Feed the Planet con l’intento di portare ad EXPO dal 3 al 6 ottobre coloro che producono l’80% del cibo che consumiamo: 2000 contadini under 40.

Persone che nutrono il pianeta, con amore e dedizione saranno chiamati a raccontare come svolgere questo delicato compito nei prossimi anni a partire da EXPO e dalla carta che sarà firmata da centinaia di migliaia di persone.

Il progetto We Feed The Planet è finalizzato a restituire a contadini, artigiani del cibo, pescatori, nomadi e indigeni under 40, nell’anno di Expo, la meritata visibilità rispetto alla filiera del cibo e vuole farlo attraverso il crowdfunding.

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Ma come far arrivare 2000 persone da tutto il mondo a Milano per questo racconto sull’importanza del cibo che arriva sulle nostre tavole e la necessità di non sprecarne neanche una briciola? Qui entra in gioco la campagna di crowdfunding per We Feed The Planet.

Slow Food Youth Network, Slow Food e Terra Madre hanno bisogno di un una mano da parte di tutti per raccogliere un milione di euro. Soldi necessari per sostenere i costi del viaggio dei piccoli produttori dai loro Paesi fino in Italia. Ad oggi dei 2000 solo una trentina hanno il viaggio coperto dai circa 15.000 euro raccolti.

Viene anche da chiedersi di tutti gli sprechi, gli sperperi di EXPO se si è salvato qualcosa per questa giustissima causa.

Tornando al contributo che ciascuno di noi può dare per We Feed The Planet, le donazioni più generose riceveranno le statuette di Terra Madre Giovani – We Feed The Planet, realizzate dai nostri artigiani napoletani.

Per Carlo Pertini di Slow Food:

“E’ importante dare la possibilità a questi giovani di incontrarsi e gettare i semi per un futuro migliore. Sono loro che ogni giorno, in ogni angolo del mondo, portano avanti la crescita, non solo economica, ma della nostra dignità, della cultura, della felicità. E devono essere coscienti che, anche se vivono in un villaggio sperduto delle Ande o in un’oasi del deserto, con il loro lavoro realizzano la politica più forte e più bella. Non sono soli, fanno parte di un’unica grande famiglia”.

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