Romanzo di Crinale di Silvano Scaruffi

Sghembo e stralunato, come la lingua in cui è scritto, il nuovo libro della collana Iena pubblicato da Neo Edizioni, Romanzo di Crinale di Silvano Scaruffi, sembra raccontarci di terre e personaggi lontani, nel tempo e nello spazio, e invece è ben radicato in un piccolo paesino dell’appennino tosco-emiliano.

La splendida copertina, con un teschio di cervo su sfondo sabbia, sembra invece uscita dall’immaginario di Vinicio Capossela. E sono un po’ caposseliani, un po’ usciti da una canzone di Tom Waits cantata in emiliano, i tanti personaggi che abitano questo paesino, all’apparenza tranquillo, solo un po’ troppo alcolico.

crinale (o clinale) s. m. [der. di crine, che in Toscana ha il medesimo sign.; cfr. anche crina]. – La zona più elevata di un rilievo montuoso o collinare quando si prolunga con linea continuata: corrisponde, per lo più, allo spartiacque.

Come in un film di Altman, li vediamo sulla pagina alternarsi, questi personaggi, in brevi vicende, piccoli capitoli dai titoli lunghi e originali: Bunga lo incontriamo subito, e va in giro con un verme che si chiama Bunga anche lui, in un vaso, e lo venera quasi come una divinità, in quanto capostipite della sua famiglia; ci sono poi Romma e Burasca sempre ubriachi al bar del paese, l’unico, gestito da Brasco. Girano in auto, ma visto che sono ubriachi si ribaltano ben presto, lasciando la carcassa in mezzo alle stradine che collegano i vari paesi dimenticati da Dio. Ancora, Ginasio che dorme sotto in ciliegio quasi sempre, Bertò che legge nei depliant della SIO la pubblicità del Parko ma “non ci si capisce una sega di quello che vogliono dire, dove vogliono andare a parare”. Appunto, la SIO, una lunga ombra che si allunga sulle vite di questi personaggi: è una società che sta costruendo questo misterioso Parko, che nessuno sa bene cosa sia e cosa comporterà per gli abitanti.

Intanto, però, gli abitanti si rendono conto che qualcosa non va. E mentre terreni vengono espropriati, aumentano le scosse di terremoto, e con esse le chiamate di Freva della Valla al “centro servizi Parko SIO”. Freva della Valla chiama, l’operatore risponde, lui prova a far capire che qualcosa non va, “qua vibra tutto”.

Si susseguono quindi le brevi vicende, i quadretti rapidi e divertenti che riguardano i vari personaggi di questa vicenda: divisi tra chi pensa che questo Parko possa portare progresso e lavoro, e chi invece davvero non si fida di questa misteriosa società che pensa a lucrare, e non certo al benessere dei cittadini. A cosa porterà tutto questo? Al silenzio degli abitanti, o alla ribellione?

Si legge con divertimento e curiosità questo romanzo di Scaruffi, nella vita quotidiana guardia diga, sicuramente in grado di ricreare un mondo originale e dettagliato, con una lingua straniante e ricca di neologismi, storture, forme dialettali. Anche i personaggi sono ben tratteggiati, su tutti svettano sicuramente Bunga e i due ubriachi del bar, una sorta di Jay e Silent Bob, di Beavis and ButtHead, però cresciuti in un paesino emiliano tra i monti e con tante birre da bere, ogni mattina, pomeriggio e sera.

“C’è un gruppo di case, ammucchiato su un rivone, streminato lassù dalla mano di un seminatore distratto. E intorno, monti a raggera. Un ghippo appenninico dove l’aria sa di frontiera, la terra di colonizzazione, le persone di deriva.”

Silvano Scaruffi vive a Ligonchio (Reggio Emilia). I suoi ultimi romanzi sono L’incantatrice di vermi (Abao Aqu, 2019), Premio Monte Caio sezione Fuorisentiero, Lettere dal DietroMondo (Industria e Letteratura, 2022) e Armadgat (Abao Aqu, 2023). Da sempre fa reading e performance teatrali. Nel 2019 è stato invitato a New York per leggere in librerie, piazze, radio, un suo racconto inserito nel catalogo della libreria Printed Matter. Nel 2023 è stato a Reykjavik, ai Greenhouse Studios, per registrare il podcast Cani rabbiosi di cui è autore.