Roundtable Puliti&Felici: obiettivo sicurezza

Sono le 11:00 del mattino del 12 ottobre, fuori il lunedì è sveglio da un pezzo, tra braccia di luce e aria fresca. Nello Spazio Tadini di Milano un gruppo assortito di blogger si mescola tra sale e opere della galleria, ignaro di ciò che lo avrebbe atteso. Siamo ospiti di Puliti&Felici, portale web per la cura della casa promossa da Assocasa, creato nell’intenzione di offrire un aiuto affidabile e facilmente reperibile a chiunque ne abbia bisogno.

Siamo al “Second Networking Roundatable: Safety”  di Puliti&Felici, dove ognuno di noi è stato invitato a portare il suo punto di vista e accogliere quello altrui lungo le fila di una riflessione non convenzionale sul tema della sicurezza. Le diverse sfaccettature e declinazione del termine, nonché la sua importanza trasversale, sono il motivo per il quale persone tanto differenti si sono sedute ad un unico tavolo per discutere e creare punti di accordo. E ci sono riuscite. Cos’è la sicurezza per un fashion blogger? E per un genitore, o per l’ecosistema?

Al tepore di un caffè e quattro chiacchiere abbiamo così iniziato il viaggio attraverso la galleria Tadini, per poi raggiungere la stanza dove si è svolta l’attività e dove i giochi ebbero inizio.

Il confronto è il principio cardine di questa esperienza, decisamente innovativa e proficua.
La roundtable ha proposto tecniche di lavoro alternative che promuovono la produzione di contenuti a partire dal singolo partecipante e la definizione di un risultato attraverso il lavoro di gruppo. Si tratta di un metodo di lavoro che come vedremo più avanti, non si avvale sempre della parola, ma fa affidamento anche su sensazioni, impressioni, collaborazione e scambio. Il risultato che ne viene fuori è quindi un contenuto prezioso, raro, frutto di un pensiero laterale vincente nei metodi di partecipazione.

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Nella prima parte dell’attività, attraverso la tecnica del Silent Lab siamo letteralmente sprofondati in una “bolla sonora” attraverso cui Carlo Presotto, attore e presidente del Teatro Stabile d’innovazione “La Piccionaia”, ci ha guidati alla scoperta di nuovi modi di pensare. Davanti a noi un gruppo di parole chiave inerenti sostenibilità e sicurezza -protezione, tranquillità, cura, educazione, pazienza, salute, responsabilità, regole, incidente, pericolo, rischio, prevenzione-. Nessun rumore eccetto la voce di Carlo diffusa dalle cuffie sulle orecchie. Il primo esercizio ci ha visti dare forma e colore ad ognuna delle parole chiave attraverso la figurazione mentale che di quella parola avevamo in testa. Con pochi tratti e matite colorate per ogni termine ognuno di noi ha dato un colore e la maniera migliore per rappresentarlo. In seguito abbiamo associato ad ogni parola-disegno una carta Dixit Jinx rappresentante una immagine già data, riunendo in un’unica composizione le diverse scelte di ogni partecipante attorno la stessa parola. Infine, sui collegamenti emotivi e figurativi originati abbiamo sovrapposto dei sapori primari, legando ogni gusto ad una parola.

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Non si tratta certamente di aprire il dizionario e ottenere da ogni termine la sua definizione. Proprio qui risiede la ricchezza dell’attività. La definizione dei termini ha percorso una strada diversa rispetto quella consueta e tramite i diversi sensi adoperati ne abbiamo avuto un ampliamento di significato.

Deposte le cuffie ci siamo abbandonati a un brainstorming tracciando una MindMap sulla sicurezza. Tutti sono riusciti a dare un prezioso contributo e finalmente i saperi si sono intrecciati. Il tutto circondato dalle azzeccatissime vignette realizate al momento da Davide Ceccon, silenzioso ed efficace influencer.

Nella seconda parte della giornata il lavoro si è svolto attorno ai falsi miti della sicurezza, interpretazione dei simboli di pericolo e priorizzazione dei comportamenti adeguati da tenere riguardo la pulizia e la sicurezza.
In una mattinata siamo riusciti ad ottenere un quadro della sicurezza elaborato da tutti i partecipanti. Se fosse venuto a mancare anche solamente un punto di vista o una personalità, il risultato sarebbe stato meno completo.
Lavorare con persone provenienti da ambiti diametralmente opposti non porta a chiusure ermetiche e solipsismo ma amplia la prospettiva e determina un risultato ritagliato su misura per tutti.

Ce ne siamo andati lasciando una nostra parola chiave riassuntiva della giornata e rubando tutto ciò che abbiamo sperimentato. Per me la parola che meglio riassume l’esperienza è “Alterità”. Alterità sono gli interlocutori con cui ho discusso sulla sicurezza durante la roundtable, alterità è l’ente che si preoccupa della mia sicurezza attraverso etichette per l’uso e buone pratiche, alterità sono l’ambiente e l’ecosistema, la cui sicurezza deve essere rispettata da ogni nostra azione.

Dal punto di vista dell’attenzione ambientale, credo sia enormemente produttivo uscire dagli schemi già in uso per pervenire a risultati differenti, a favore di nuovi metodi di lavoro recanti diversi modelli relazionali, etici e produttivi.

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