Il futuro del viaggio: turisti o viaggiatori?

L’intera industria dei viaggi uscirà da questa crisi completamente cambiata. A cambiare dovranno essere tanto i professionisti e gli operatori di questo settore quanto il pubblico, i viaggiatori. Si parla, non a caso, sempre più di “viaggiatori” e sempre meno di “turisti”, perché queste due definizioni stanno acquistando significati assai distinti. Che cosa separa il viaggiatore dal turista? Principalmente il livello di consapevolezza e le aspettative rispetto all’esperienza del viaggio. E, nel mondo post-Covid, la consapevolezza non sarà più un lusso ma una necessità per chiunque voglia spostarsi. Per questo siamo destinati a diventare tutti un po’ più viaggiatori e meno turisti – e forse questo è un bene sia per noi che per il pianeta. Ecco perché.

Viaggiatori consapevoli, da soli o in piccoli gruppi

Il viaggiatore “stereotipato” è quello che non sopporta i viaggi organizzati di gruppo, perché non vuole vivere un’esperienza massificata. Spostarsi insieme a un folto gruppo di sconosciuti e condividere con loro spostamenti ed escursioni non lo appaga, perché ricerca un’esperienza costruita su misura per le sue esigenze o al massimo per quelle di un selezionatissimo gruppo di compagni di viaggio scelti con cura in base alla comunanza di intenti. Si da il caso che, nel momento storico che stiamo vivendo, questo sia anche il modo più sicuro di viaggiare. Ritrovarci a dividere un pullman con cinquanta sconosciuti ci rende giustamente nervosi: meglio una gita in bicicletta con un familiare, un amico o la nostra dolce metà. Questa scelta è anche la più sostenibile, quella che fa bene a noi e all’ambiente. Proprio di questo genere di alternative sostenibili e di turismo esperienziale si parlerà in alcuni degli eventi dedicati ai viaggi, nel corso di GECO, il primo grande evento online con focus sulla sostenibilità.

Cosa deve fare un’agenzia per accontentare il “viaggiatore” che non vuole più sentirsi turista?

Prima di tutto lavorare sulla personalizzazione e sul turismo esperienziale. Il tempo dei prodotti preconfezionati – o almeno del loro dominio assoluto sul mercato – sembra ormai vicino alla fine. Il viaggiatore consapevole non si accontenta più di visitare i monumenti più celebri e non si lascia intrattenere dalle attività standard, organizzate per piacere a intere categorie di persone. All’epoca d’oro dei villaggi si contrappone oggi la popolarità crescente dei “ritiri” dedicati a scrittori o artisti, appassionati di yoga o a chi ricerca un’esperienza spirituale, ai gourmet e agli aspiranti sommelier. Per chi lavora nel settore, questa nuova tendenza rappresenta una sfida, ma anche un nuovo universo di affascinanti opportunità. Per gli operatori del turismo ci sarà occasione di parlarne proprio durante GECO, dal 28 al 30 gennaio, confrontandosi con altri espositori e buyer per elaborare insieme nuove strategie per affrontare il mercato futuro.

Il viaggiatore del futuro sceglierà la sostenibilità

Un altro aspetto dal quale non si può più prescindere è la consapevolezza dell’impatto ambientale di ogni viaggio. La sostenibilità diventa sempre più una considerazione primaria nella programmazione di un viaggio, soprattutto fra le giovani generazioni. Per questo sempre più operatori iniziano a proporre alternative all’aereo anche per le lunghe distanze, puntando sulle rotte panoramiche in treno o le traversate in barca a vela (senza necessariamente pretendere di attraversare in questo modo l’Atlantico come Greta Thunberg) e a prediligere strutture alberghiere sostenibili e inserite in sistemi di economia circolare a livello locale. L’obiettivo è trasformare il turismo da un’industria che consuma risorse in un settore produttivo che le protegge, le valorizza e aiuta a rinnovarle.