Le Dalie sono fiori dalle svariate forme e molteplici colori che d’estate fino al tardo autunno raggiungono la loro massima bellezza conferendo a giardini e balconi un aspetto molto vivace. Con oltre cento varietà (nane, a palla, a pompon, a collaretto, a fiore di anemone, a cactus, …) sono piante che si possono coltivare singole o a siepe e quello che all’apparenza è un fiore unico, in realtà, dal punto di vista botanico, è un’infiorescenza composta da tanti piccoli fiori riuniti in un “capolino”.
Le Dalie portano il nome del botanico svedese Andreas Dahl e sono originarie del Messico e in parte del Guatemala; la loro altezza può variare dai 20 centimetri delle dalie nane o mignon, fino ai 6 metri delle gigantesche dalie arboree con fusto lignificato. Crescono per lo più nelle regioni montuose, spesso lungo ripidi pendii e talvolta fino al di sopra dei 3000 metri sul livello del mare. Da queste specie spontanee, negli ultimi due secoli, sono state create più di 50.000 varietà, che si distinguono in base alle innumerevoli forme e colori dei fiori e presentano combinazioni cromatiche del tutto nuove molto ambite dai collezionisti: bianchi, gialli, arancioni, rossi, rosa, lilla, viola e variopinti.
La collezione di Trauttmansdorff conta più di 120 varietà e si trova nell’area dedicata ai Paesaggi dell’Alto Adige, dove può godere di un’esposizione a pieno sole e di un terreno ricco di humus, leggero e arieggiato. Le dalie necessitano di un’irrigazione da media a elevata, facendo però attenzione a non bagnare le foglie, sensibili all’attacco dei funghi.
Durante l’inverno le dalie devono essere sistemate in un luogo riparato e, con l’arrivo della primavera, bisogna tagliare gli steli fino a 10 centimetri di altezza e dissotterrare i tuberi per pulirli dalla terra e metterli in un luogo buio, fresco e asciutto.
È interessante sapere che i fiori e i tuberi delle dalie sono commestibili. I petali infatti sono ottimi per colorare ed insaporire le insalate e il loro gusto dipende dalla varietà.
I tuberi si possono pelare e cucinare come le patate; hanno un sapore che ricorda il finocchio, il sedano ma anche la scorzonera, l’asparago e il cavolo rapa. Più a lungo si conservano, più dolci diventano, poiché l’inulina che contengono si trasforma in fruttosio.
Foto e testo Comunicato Stampa I Giardini di Castel Trauttmansdorff