Te lo regalo, se vieni a prenderlo | Condivisione e risparmio

Il patto tacito e insindacabile è uno: te lo regalo sì, ma se vieni a prenderlo. Quante volte ci ritroviamo con degli ingombranti e inutili (per noi) oggetti in casa. Sta lì a prendere polvere, regalarlo non lo vuole nessuno dei tuoi amici, buttarlo via ti dispiace. Ecco la chiave vincente e utilissima di Te lo regalo, se vieni a prenderlo, un’idea che guarda alle relazioni e al risparmio (come altre che vi abbiamo presentato, ad esempio i GAS).

Gruppi con centinaia di iscritti divisi per Regione: Campania 17.000 iscritti, Emilia Romagna 15.000, Lombardia 23.000, Lazio 31.000. Gruppi con numeri da star del pop. Il popolo di quelli che scoprono di avere in casa cose che non utilizzano e vogliono cederle gratuitamente ad altri che ne possono fare un uso diverso cresce e si moltiplica. Un po’ decrescita felice, molto utilità spicciola spinta da questi tempi di ristrettezze economiche. Aiutato dall’esplosione di Facebook, delle condivisioni e del “mi piace” questo fenomeno cresce e viaggia di bocca-in-bocca (è il word of mouth, la sua essenza).

Come funziona? Ci si iscrive al gruppo su Facebook accettandone le condizioni. Gli utenti postano oggetti o cose segnalando magari una data entro la quale non andare o un luogo di ritiro insindacabile tipo “Entro il 31 gennaio zona Napoli Centro“. Chi è interessato scrive come commento “coda“. Una volta avvenuto lo scambio nel giorno, nell’ora e nel luogo designato l’annuncio viene cancellato dal gruppo.

Il presupposto di tutto è scritto a chiare lettere in un “accordo” che chi vuole iscriversi ai gruppi deve accettare:

Lo scopo di questo progetto é quello di regalare oggetti che possono essere riutilizzati. Il fine é quello di diminuire l’inquinamento evitando le discariche; dove spesso si trovano oggetti funzionanti o ancora in ottimo stato.  […] Pensiamo a quanti beni inutilizzati abbiamo nelle nostre case e potrebbero essere utili ad altre persone? Possiamo costruire un contesto più collaborativo e socialmente evoluto, contrapposto al modello competitivo a cui siamo stati educati . Il nostro é un tentativo e siamo orgogliosi di aver trovato così tanta approvazione. Stiamo collaborando per favorire uno sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico). […] Promuoviamo la collaborazione e la stima reciproca all’interno del gruppo e vanifichiamo ogni forma di opportunismo.
La partecipazione di ogni membro é molto gradita se in linea con questi obiettivi.

Il dono ha un profondo significato antropologico, il dono unisce, crea coesione sociale ed esponenzialmente fiducia. Tutte cose di cui abbiamo ora più che mai bisogno e canali attraverso i quali può viaggiare la solidarietà e la sostenibilità. Meno rifiuti più relazioni fra gli individui. Meno povertà e più comunità.

Ma di chi è questa idea così semplice e utile di utilizzare Facebook come strumento pratico e funzionale? L’ideatore è  Salvatore Benvenuto,  formatore per adulti, che rimane stupito dalla discarica vicino casa sua: “Io vado ogni tanto a Bellinzona e rimango sempre stupito dalle cose che vengono buttate, e che sono funzionanti”. A Salvatore viene questa idea brillante e prova nel suo piccolo ad aprire un gruppo, i mesi passano e di bacheca in bacheca si arriva ai numeri a tre zeri.

Qualcuno si lamenta di regole un po’ restrittive ma serve a non contaminare l’idea di gratuità e funzionalità che l’iniziativa vuole avere. Ho sperimentato anche io inconsapevolmente questo sistema. Dovevo traslocare e avevo un bel po’ di cose da regalare, vendere, cedere. Così mi sono imbattuta in una minuta signora con un sorriso dolce che si è ritrovata a casa mia a recuperare un fornetto. E’ stata lei dal suo smartphone a mostrarmi il gruppo ed è così che ho iniziato a fare inconsapevolmente parte di questa nuova forma di condivisione.

E voi perché non provate? Di sicuro c’è un gruppo così vicino a voi, potreste trovare quell’oggetto che cercate da tempo a costo zero, risolvere un piccolo problema quotidiano, fare felice qualcuno e allargare la cerchia degli amici. Perché questo secondo molti sarà l’anno della sharing economy.