Con Paolo Barrale il secondo appuntamento di Social cooking per conoscere i segreti e le cucine dei grandi chef
Il 14 marzo alle 18.00 a Caserta Vecchia, presso il ristorante Gli Scacchi, torna un nuovo appuntamento di BeCheffy, il progetto di Ciro Antinolfi che mette insieme lezioni di cucina, socialità reale e cene negli spazi eccellenti della Campania e dell’intera Penisola.
Questa volta è il turno di uno chef d’eccezione come Paolo Barrale in una location d’eccezione, uno dei baluardi gastronomici della Campania Felix, regno di Marilena Giuliano e Gino Della Valle. Sarà possibile cucinare con lui un menù del quale sarà possibile fare tesoro per il pranzo di Pasqua: antipasto di uovo, cipolla e guanciale; il “raviolo aperto” ovvero la lasagna secondo Paolo; l’agnello con carciofi, menta e pecorino.
È il primo appuntamento con i corsi “All Stars” di BeCheffy, in cui appunto sarà possibile seguire una lezione e apprendere i segreti di chef stellati.
Paolo Barrale per 15 anni è stato punta di diamante del ristorante Marennà (stella Michelin dal 2009) dell’azienda vitivinicola Feudi San Gregorio, è docenteALMA (La Scuola Internazionale di Cucina Italiana), l’istituzione guidata dal 2002 dal Maestro Gualtiero Marchesi. Il menù d’eccezione pensato per gli appassionati di BeCheffy, sarà un viaggio alla scoperta della sua filosofia di cucina, fatta di esaltazione delle materie prime con semplicità ma grande tecnica. Dichiara Barrale: «La mia filosofia è quella di creare un legame inscindibile tra territorio e creatività senza eccessive manipolazioni e commistioni tra gli ingredienti, che devono essere sempre veri e naturali»
Durante la serata, ad accompagnare i piatti, ci saranno vini della cantina Ale.P.a.
BeCheffy è la grande community dei “cuochi per passione”, di coloro che amano la cucina e vogliono imparare divertendosi i segreti degli chef. BeCheffy intende essere una piattaforma digitale multicanale che, partendo dalla Campania, mette in rete i migliori chef e i produttori delle eccellenze agroalimentari e vitivinicole italiane accomunati dalla volontà di diffondere e contaminare i consumatori con la propria esperienza legata alla dieta mediterranea e ai prodotti eccellenti del nostro territorio nazionale.
Fanno già parte della squadra di BeCheffy gli chef Gianluca D’Agostino, Pasquale Palamaro, Ciro Scamardella, Alfonso Crisci, Francesco Fusco, Maurizio De Riggi e Anna Chiavazzo.
Chi è Paolo Barrale
Il risalto della materia prima nella sua naturalezza. Filosofia alimentare cara allo chef Paolo Barrale, che tratta con rispetto i prodotti che utilizza evitando di “manipolarli” troppo. Sostenitore di una cucina che riduce le distanze geografiche fra nord e sud, lo chef propone spesso repertori gastronomici ricchi di influenze culturali diverse. Siciliano di origine e campano di adozione, Barrale è docente ALMA (alta formazione internazionale) e il presidente dell’associazione CHIC. L’acronimo di Charming Italian Chef racchiude il concetto di ricercatezza del termine “CHIC”, il gruppo riunisce i migliori cuochi italiani nel nome della cultura del buon cibo, italiano e di qualità.
Il territorio, risorsa e fonte di ispirazione.
Paolo Barrale è stato per 15 anni alla guida del ristorante Marennà, di pertinenza della prestigiosa azienda vinicola Feudi di San Gregorio; una realtà immersa nel verde del paesaggio irpino, che dal 2009 è stato insignito della famigerata stella Michelin.
In questo territorio apprezzato per scenari naturali e microclima favorevole, Barrale esprime la sua vocazione di ricerca per i buoni prodotti locali. Salubrità e freschezza sono alla base di pietanze in equilibrio tra modernità e tradizione. La cucina di Paolo Barrale è un linguaggio sempre aggiornato che dialoga con il passato, arricchito dai ricordi della sua infanzia in Sicilia.
Una cucina fatta di territorialità e contrasti sorprendenti.
L’affetto per la terra di origine e il contatto con una realtà lavorativa importante a Roma, determinano un bagaglio di conoscenze composito nella figura di Paolo Barrale. Notevole è la sua capacità di accostare gli ingredienti in funzione della cultura alimentare mediterranea e di un’innovazione che non stravolge ma reinterpreta la tradizione. Il riso al nero, seppie, piselli, cocco e mandarini è un omaggio alla Sicilia e ai suoi prodotti più gustosi. Un gioco di equilibri che lo chef racconta in questo piatto permettendo l’incontro fra universo dolce e salato.
Barrale si definisce una personalità energica, dato l’ampio spettro di situazioni in cui è impegnato. Nella veste di docente “stellato”, lo chef impiega il meglio del suo sapere per trasmettere ai suoi allievi l’amore per la propria cultura gastronomica regionale. Punto di partenza per progettare piatti innovativi e dalla creatività sempre vivace. Oltre a comporre sapori che stuzzicano il palato, Barrale è un abile comunicatore di valori e consigli per una cucina che stupisce con semplicità e punta all’essenza delle materie prime.
Cantina Ale.P.a. Società Agricola
L’intuizione è donna. Trasformare una residenza di campagna in azienda vinicola, questa è stata l’illuminazione di Paola Riccio, fondatrice della Cantina AlePA, il cui carattere d’amazzone la rende l’anima della tenuta. Una donna tenace, volitiva, che ha fatto della vigna e dell’agro caiatino la sua vita. L’Azienda nasce negli anni ’80 per produzione familiare e vengono impiantate 4 tipologie di uve, precisamente Aglianico e Cabernet come uve a bacca rossa, mentre per quelle a bacca bianca si impiantano Falanghina e Greco. Una tenuta di famiglia, una casa di campagna che è cantina e sede di tutte le prove di vinificazione. Nei primi anni 2000, Paola Riccio iniziò a condurre l’azienda di famiglia per darle nuovo slancio. Per onorare la vocazione del territorio introdusse fra i vitigni allevati il Pallagrello, il vitigno autoctono dell’area caiatina, un raro biotipo che esiste sia a bacca bianca che a bacca rossa, da prima affiancandolo a quelli già coltivati e successivamente riconvertendo parte del vigneto storico. Il suo focus è oggi la coltivazione e la vinificazione del Pallagrello bianco, di cui propone diverse versioni, ma vengono ancora prodotti dal vigneto storico, Falanghina, Greco e Cabernet Sauvignon. Il sistema agricolo è da sempre attento all’esigenza di avere un impatto ambientale minimo, e negli ultimi anni si è arrivati ad eliminare completamente tutti i prodotti di sintesi e a svolgere la lotta contro gli infestanti della vite con il solo uso di zolfo e rame, va da sé che non si usano diserbanti e pesticidi, che le legature vengono fatte con materiale vegetale e si concima con sovescio e letame. In cantina l’intervento enologico si limita a favorire e a coadiuvare il naturale svolgimento della fermentazione utilizzando gli accorgimenti tecnici indispensabili. Il tempo è il maggior alleato, L’attenzione è all’ottenimento di vini con tenori di solfiti residui bassissimi, (non più di 70 mg/lt per i bianchi), quanto più integri possibile, fortemente varietali ed espressivi del territorio.
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