Dizionario Ecologico – 3° Appuntamento

Il Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR), traduzione dell’acronimo inglese RDF (Refuse Derived Fuel), è un combustibile solido triturato secco ottenuto dal trattamento dei rifiuti solidi urbani (RSU), raccolto generalmente in blocchi cilindrici denominati ecoballe.
Per ottenere il CDR è necessario sottoporre i rifiuti solidi urbani (RSU) ad un trattamento speciale per la separazione e purificazione da altri minerali, quali il vetro, i metalli e gli inerti e per l’eliminazione – almeno parziale – dell’umido.Il CDR ha solitamente la seguente composizione: 44% carta, 23% plastiche, 12% residui tessili, 4,5% scarti legnosi, 14% organico putrescibile e 2,5% inerti. Il CDR per legge deve avere un potere calorifico di almeno 15.000 kJ/kg.

La produzione di CDR tende, in un certo senso, a limitare la raccolta differenziata e di norma la sua preparazione dovrebbe essere contestuale all’utilizzo nei termovalorizzatori.

A partire dal 2001, il CDR è un rifiuto speciale. L’art. 7, comma 11° inserito nel decreto legge n. 452 del 28 dicembre 2001 qualifica, infatti, il CDR come rifiuto “speciale” anziché come rifiuto “urbano”, consentendone, pertanto, lo smaltimento anche in Regioni diverse rispetto a quelle in cui è stato prodotto.Maggiori informazioni sul CDR, il suo utilizzo e l’impatto che produce sull’ambiente possono essere trovate nel seguente documento (“Refuse Derived Fuel, Current Practise and Perspectives”, European Commission – Directorate General Environment), oppure qui.