Il traffico di Bangkok è un traffico fitto, denso e fermo. Tuk tuk accanto a taxi, ogni tailandese ha una macchina e sembra essere sempre in giro, motorini tanti, nessuna bicicletta. Al semaforo si sta fermi anche 10 minuti senza che nulla possa muoversi. I tassametri girano, le scatole pure.
Nel centro della città c’è un mega centro commerciale MBK, energivoro, consumistico per autoctoni e turisti che con l’illusione di fare l’affare comprano a vagonate. Gran parte degli spostamenti per gli abitanti è su barca. Le barche si spostano lungo i fiumi melmosi fra i rifiuti. Salire e scendere al volo è un motivo in più per non bagnarsi. Il cibo viene consumato a tutte le ore e da tutti in strada con stoviglie monouso, come diceva Jacopo in “Sulla scia dei rifiuti”
Gli odori, le esalazioni si susseguono senza scampo e sempre più forti. Lo sviluppo della città, lo stile di vita e lo sfruttamento di questo turismo poco sostenibile rendono molto problematica sul piano ambientale la città di Bangkok. Non solo, ma è ben poco salubre anche per chi vive la città qualche giorno o è “costretto” a restarci. Mai viste così tante mascherine a coprire i volti di giovani per ripararsi dall’inquinamento. E questa è una delle cose che maggiormente mi ha impressionato. Oltre alla totale assenza di requisiti minimi di igiene e sicurezza. Credo che soprattutto i paesi Orientali debbano stabilire una rotta verso lo sviluppo sostenibile, altrimenti ad andare a fondo sarà tutto il Pianeta.
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