Venerdì 13 gennaio 2012 ore 21:45:05. Un giorno e un orario che difficilmente si potranno dimenticare, data la grandezza dell’evento nella sua portata e drammaticità: l’incidente della nave da crociera della compagnia di navigazione Costa Crociere, la Costa Concordia, che ha rappresentato, a livello di tonnellaggio, il più grande naufragio della storia di una nave passeggeri.
Senza entrare nei dettagli della sciagura, ricordiamo che nelle acque dell’Isola del Giglio, i passeggeri morti sono stati 32, l’ultimo dei quali è stato recuperato negli scorsi giorni.
Dal punto di vista prettamente ambientale, le prime preoccupazioni dopo l’incidente si erano concentrate sulle 2400 tonnellate di olio combustibile stivate nei serbatoi della nave, ma fortunatamente i liquidi persi dopo l’arenamento escludevano la presenza dell’olio. Per opportuna e dovuta precauzione, si era organizzato lo svuotamento dei serbatoi della nave, necessario prima delle operazioni di recupero.
La rimozione del contenuto dei serbatoi mediante la tecnica “hot tapping” ha avuto inizio il 24 gennaio 2012 ed è terminata il 24 marzo 2012: sono stati recuperati 2042,5 m³ di carburante e 240 m³ di acque nere.
Successivamente, dopo le prime operazioni di rimozione che hanno avuto inizio il 29 maggio 2012, il 16 settembre 2013 cominciarono i lavori per la rotazione del colosso navale.
L’inizio della procedura di rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio è avvenuto il 14 luglio 2014. Terminate le operazioni di rigalleggiamento (refloating) del relitto, la Costa Concordia, trainata da due rimorchiatori oceanici (Blizzard e Resolve Earl), ha abbandonato l’isola del Giglio il 23 luglio per giungere poi a Genova all’alba di domenica 27 luglio nell’area portuale di Pra-Voltri per lo smantellamento.
Arrivata a Genova, la nave è passata dalla proprietà di Costa Crociere a quella di Saipem San Giorgio, il consorzio di imprese (consorzio “Ship Recycling”, formato da Saipem al 51 per cento e dal cantiere San Giorgio del Porto al 49) che gestirà lo smantellamento e la demolizione del relitto. I responsabili del progetto di demolizione ci tengono a precisare che non saranno operazioni di smaltimento, ma ciò che avverrà sarà il recupero di oltre cinquantamila delle sessantamila tonnellate di peso effettivo, dove il “grosso” è formato da acciaio e metalli (circa 50000 tonnellate che saranno vendute al mercato siderurgico come “rottame di ferro”).
Oltre alla preponderante componente metallica, migliaia di altre tonnellate arriveranno dal recupero di legno, vetro, plastica, carta e cartone, ma anche rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (televisori, frigoriferi, lampade), rottami metallici e materiale inerte (piastrelle, ripiani, marmi). Per lo smaltimento e il recupero dei materiali sono già stati individuati tutti i siti di destinazione finale, sparsi fra Liguria (Savona), Lombardia (Bergamo, Milano) e Piemonte (Alessandria, Torino). Le operazioni di recupero (la cui durata è stata stimata in circa 22 mesi) sono state suddivise in 4 fasi, nelle quali solo il 20% andrà perso, mentre l’80% della Costa Concordia verrà completamente trasformato: “la Costa Concordia non sarà demolita, ma riciclata”.
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