Progetto “En Marché”: donne, ambiente e sviluppo 

in Senegal per costruire il diritto di restare  

100 tonnellate di cipolle, 35 di gombo, 20 di melanzane. E poi pomodoro, ibisco, peperoncino. 
In un anno di lavoro nei campi, le cooperative di donne di quattro villaggi sono riuscite a ottenere produzioni agricole per un valore di 55 milioni di franchi, circa 85.000 euro. Il 20% dei prodotti sono stati consumati dalle famiglie e dalle comunità, il restante 80% è stato venduto fresco, essiccato, trasformato. È un bilancio positivo quello del progetto di cooperazione En Marché realizzato in Senegal, nel Dipartimento di Matam, da Green Cross Italia, con il co-finanziamento dell’OttoXmille della Chiesa Valdese, un programma di interventi iniziato due anni fa con il sostegno del Ministero dell’Interno e dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che si è concluso in queste settimane.

Dopo aver installato sistemi di irrigazione dei terreni, alimentati con pannelli fotovoltaici in quattro villaggi rurali lungo il fiume Senegal, la Ong fondata da Mikail Gorbaciov ha proseguito le attività per sostenere le beneficiarie con percorsi di formazione: sulla manutenzione dei pannelli per tenerli in efficienza, sulle tecniche agricole per migliorare semina e raccolti, sulle pratiche di vendita e commercializzazione, sulla trasformazione dei prodotti, dall’essiccazione fino alle conserve, sciroppo di ibisco, marmellata di ibisco, crema di peperoncino, giardiniera di verdure. Le donne hanno anche frequentato corsi di alfabetizzazione in francese, grazie ai quali hanno conseguito un titolo di studio riconosciuto dal Ministero dell’Educazione. E dopo tanti sforzi, i risultati non si sono fatti attendere. Le cooperative (in Senegal Gie, gruppi di interesse economico) hanno decuplicato la redditività dei campi e hanno avuto l’assegnazione della terra da parte delle comunità, diritto che alle donne è sempre stato negato.

I risultati del progetto sono stati presentati a Roma nell’incontro “Nella terra la speranza”, a cui hanno preso parte Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia, Francesca Serra, 8XMille Chiesa Valdese, Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione Ong italiane, Mamadou Sall, responsabile dell’Associazione dei senegalesi di Firenze e circondario.

“In queste aree di confine, dove la povertà e i cambiamenti climatici alimentano la propensione alla migrazione, bisogna intervenire con azioni concrete di sviluppo – spiega Elio Pacilio, presidente di Green Cross –. In questo modo si creano reali opportunità per le comunità locali e si costruiscono le condizioni perché si possa affermare il diritto di restare nella propria terra, con i propri affetti. Fermare le navi e chiudere i porti è disumano e criminale. Piuttosto l’Italia deve riprendere con decisione gli impegni nazionali e internazionali per la lotta al cambiamento climatico e per la cooperazione allo sviluppo”.