Un mondo senza plastica è possibile?

Sono nato nel 1983: la plastica è stata parte integrante della mia vita, fin dalla nascita. Non ricordo infatti un momento della mia esistenza in cui io non abbia interagito o abbia avuto intorno oggetti di plastica.

Certo, la produzione di plastica è poi aumentata nel corso degli anni in modo esponenziale. Confezioni, bottiglie, involucri, imballaggi di ogni forma e colore. Oggetti comodi, ma rifiuti ingombranti.

È impossibile ormai non dovere, ogni giorno, buttare e differenziare almeno un paio di oggetti in plastica che, dopo essere usati per pochi minuti, non ci servono più. In realtà ci ritroviamo ogni sera a scendere di casa per buttare nella campana dedicata almeno un sacchetto pieno di plastica.

Non ci facciamo neanche più caso: le carote che affettiamo e portiamo in tavola sono in un contenitore di plastica ricoperto a sua volta di cellophan; la bottiglia del latte è in plastica, così come i tupperware che usiamo per portare il cibo a lavoro.

La storia della plastica è lunga e affonda le radici a metà dell’800, quando  nel 1861 Alexander Parkes iniziò a lavorare sul nitrato di cellulosa, brevettando il primo materiale semi-sintetico, il parkesine. Da lì, attraversando i decenni e molte evoluzioni, siamo arrivati alle varie declinazioni della plastica che oggi riempiono le nostre vite. PET, polipropilene, fino ai tecnopolimeri, la plastica è diventata fedele compagna della nostra quotidianità.

Una coscienza ecologista per ridurre la plastica

Ma negli ultimi anni si è sempre più sviluppata una coscienza ecologista, che ci impone di ridurre al minimo il consumo e la produzione di plastica monouso. Se per anni il messaggio principale che veniva diffuso, anche dagli ambientalisti, era di differenziare nel modo corretto a fine giornata, ora la direzione deve per forza essere diversa. Consumare meno plastica, e se proprio questo non si può evitare, al termine del suo ciclo di vita differenziare per far sì che questa venga riusata nel modo corretto.

La plastica, materiale super resistente, è quasi indistruttibile. La sua scomparsa in mare o nell’ambiente, potrebbe verificarsi soltanto in centinaia, forse migliaia di anni. Per questo alcuni stati hanno già mostrato una particolare sensibilità su questo tema, come il Canada che ha detto stop alla plastica monouso entro il 2021, mentre altri sono ancora indietro sul tema. Ma basta?

Troppa plastica: un’isola nel Pacifico

La plastica che noi gettiamo nell’ambiente e non differenziamo come si deve, scompare dai nostri occhi ma non dal mondo. Spesso, si riversa nei mari. Nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico si è formata proprio un’isola di rifiuti di plastica, nota come Pacific Trash Vortex composta da bicchieri, piatti, contenitori di plastica, che gettiamo via senza pensarci più di tanto. Molte di queste plastiche poi diventano microplastiche e vengono anche ingerite da pesci e altri animali che vivono nei mari.

Di recente, addirittura, una simile isola, della misura di alcune decine di chilometri, è stata rintracciata tra l’isola d’Elba e la Corsica.

Plastica, quale futuro?

La situazione è quindi abbastanza critica. La plastica è un materiale con un’impronta molto pesante sul mondo. Tanto utile quando indistruttibile, non può in nessun modo continuare ad essere così presente nelle nostre vite.

Da un lato, si dovrà sempre più incentivare la cultura del riciclo, cercando di far “rivivere” quanto più possibile gli oggetti in plastica. È infatti molto più semplice, rispetto ad altri materiali, trasformare la plastica in altro. Sono tantissimi gli impianti al mondo che se ne occupano, trasformando bottiglie e imballaggi in plastica in scaglie di PET riciclato denominato RIPET.

Questo, a sua volta, può diventare fibra poliestere usato in industria tessile, produzione di blister, contenitori, alveolari, o ancora cartelline, raccoglitori, materiali da cancelleria e altro ancora. Ancora prima del riciclo, la strada da perseguire è la riduzione del consumo. Scegliere vetro e carta al posto della plastica, quando possibile. Alcuni paese la stanno progressivamente eliminando per legge, e alcuni negozi e aziende stanno sviluppando packaging ridotti o ecosostenibili. Piccoli sforzi che alla lunga premiano le stesse aziende, oltre che ovviamente il pianeta che le ospita.