L’Italia che frana

Ben 480mila eventi franosi verificatisi in Italia e circa il 70% di comuni a rischio idrogeologico nel bel paese.

Questi sono solo alcuni degli spaventosi numeri dati da Legambiente, riguardo la stuazione del nostro territorio. Ogni anno un deja vu di notizie corre lungo le testate giornalistiche, tutte con lo stesso comun divisore: il disastro idrogeologico. Ma è davvero così debole di natura il nostro Paese?

L’Italia è naturalmente a rischio a causa di un territorio “attivo” geologicamente. Ma ciò non spiega la frequenza di fenomeni così gravi, come frane ed esondazioni. Infatti l’assiduità e la potenza di tali fenomeni va ricercata negl’interventi dell’uomo sul territorio.

Il terreno, per quanto possa sembrare diversamente, è un sistema ricco di vita e molto complesso. La sua composizione è molto importante e ne determina la solidità, oltre che la vivibilità.

Fenomeni come l’Urbanizzazione indiscriminata, la Deforestazione e l’Agricoltura arretrata e selvaggia, mettono in serio pericolo il Paese e la Popolazione, dal nord al sud.

Infatti, se al sud predomina l’espansione incontrollata dei centri abitati (un terzo del “territorio verde” italiano è scomparso sotto il cemento), senza piani regolatori che tengano presente dei limiti del territorio, con l’aumento dell’uso del cemento e l’associato disboscamento, con riduzionedel l’area filtrante e fertile del terreno, a nord prevale l’uso di tecniche agricole arretrate molto intensive che accelerano i processi di erosione e quindi privano i terreni dei loro componenti organico-minerali.

Gli effetti di tali pratiche sono facilmente immaginabili: se si diminuisce la superficie assorbente, quale è il terreno naturale, si aumenta il volume d’acqua non filtrata e quindi aumenta il rischio di alluvioni; il terreno privato di radici e componenti intrinseche (eroso) è facilmente franabile; la diminuzione delle piante induce un incremento dell’effetto serra locale; la fauna, oltre alla flora, locale tende a scomparire.

Recente è il crollo della “casa dei gladiatori” a Pompei. La colpa è stata data alle copiose precipitazioni degli ultimi giorni. Ma è possibile che una struttura resistita a più di 2000 anni di storia (e piogge), possa crollare su se stessa? Eppure è strano. Il problema delle intense piogge era noto anche agl’antichi cittatidini di Pompei, i quali idearono l’ingegnoso sistema di “massi” alti più di mezzo metro che fungevano da strisce pedonali, in modo da poter camminare in caso di acqua alta.

Lungimiranti. Loro.