Energia dal Cuore dei Mari

Un’idea molto antica ma che potrebbe a breve dimostrare la sua validità nel campo delle energie rinnovabili. Sono le centrali OTEC (Ocean Thermal Energy Conversion) che sfruttano l’energia talassotermica, ovvero la differenza di temperatura delle masse d’acqua superficiali con quelle più in profondità. Quest’idea risale al XIX secolo, quand il fisico francese Jacques Arsene d’Arsonval immaginò come ricavare energia dal mare. Si pensi che ogni giorno i mari tropicali assorbono dal sole un quantitativo energetico pari a 250 miliardi di barili di petrolio.

La centrale sarebbe costituita da un lunghissimo sistema di tubi con sviluppo verticale. In una centrale a “ciclo chiuso” viene sfruttato un liquido con bassa temperatura di ebollizione (come l’ammoniaca) il quale viene fatto passare nella prima porzione di condutture superficiali, dove evapora a causa del calore trasmesso dall’acqua in superficie. Il vapore generato mette in movimento un turbina collegata ad un alternatore con produzione di energie elettrica. Esso successivamente discende in profondità dove viene condensato dal brusco cambio di temperatura, più fredda delle profondità oceaniche, diventando così liquido. Infine il fluido viene pompato verso l’alto per esser riscaldato e vaporizzato, chiudendo così il ciclo. Altri sistemi possono esser a ciclo aperto (che sfruttano la stessa acqua dei mari) e di tipo ibrido (un insieme dei due sistemi chiuso ed aperto).

L’opera è decisamente difficile da realizzare, ma non impossibile, afferma le aziende (di USA e Giappone) intente alla realizzazione di queste centrali. Le difficoltà tecniche riguardano ovviamente alla costruzione del sistema di tubature che, a causa delle loro dimensioni, devono esser realizzate in situ. Intanto stanno per partire degl’esperimenti pilota di piccole centrali OTEC, grazie ai quali si potranno ottenere dei dati sperimentali chiave per la progettazione finale delle centrali “adulte”.