Oggi vi parleremo di uno dei tanti interessanti progetti messo su dall’ Associazione Borghi Autentici d’Italia e abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda proprio alla responsabile del progetto, la dott.ssa Marina Castaldini, che ci ha approfonditamente illustrato nello specifico l’iniziativa Borghi della Felicità.
Un progetto che fonda le sue basi nella felicità della collettività con una forte attenzione al territorio, alle sue risorse e tradizioni e questo interessante connubio ci ha molto incuriositi! Capirete perchè….
Da dove e come nasce il progetto “Borghi della Felicità”?
Il progetto si chiama”Borghi della Felicità” ed il suo sottotitolo è “per un futuro sostenibile e basato sulla centralità delle persone“. Nasce in seno alla nostra Associazione Borghi Autentici d’Italia, un’Associazione che oggi annovera 210 fra piccoli e medio piccoli Comuni ed enti territoriali, nata per creare una rete collaborativa e propositiva di territori e cittadini che non si lamentano del declino ed affrontano le sfide insieme. In effetti l’Associazione studia-ricerca-promuove e diffonde buone pratiche, con l’intento di favorire, a livello locale e interterritoriale, progettualità strategiche, iniziative, azioni e percorsi di sviluppo sostenibile in grado di migliorare la qualità di vita delle comunità locali e dei territori in cui esse vivono, con il desidero di preservarli e migliorarli.
Nel giugno del 2010 durante la festa nazionale annuale dei Borghi Autentici d’Italia, abbiamo apertamente affrontato il tema “della felicità” al convegno “COMUNITÀ LOCALE, COESIONE E… FELICITÀ”. In quel contesto si è parlato di un argomento allora poco trattato, eppure maggiormente avvertito dalla popolazione, che è quello della condizione psicologica personale, connessa alla dimensione comunitaria.
Coesione e vita di comunità rappresentano uno dei temi principali del nostro “Manifesto dei Borghi Autentici”. In effetti nei borghi italiani, nelle comunità locali, spesso si ritrovano, palpabili, veri patrimoni relazionali. Patrimoni che si basano sulla forza della coesione locale, e di valori condivisi, e che possono aiutare la comunità e le sue istituzioni a costruire prospettive di fiducia, di speranza … ovvero costituiscono la risorsa per progettare insieme obiettivi di “felicità”. Il progetto “Borghi della Felicità” nasce dunque come utopia concreta, volendo trattare questo “terzo settore dell’economia”, l’economia della felicità, quella che parte dal sistema specifico dei valori e delle risorse locali per formulare risposte nuove ai bisogni e ai desideri della collettività, inseparabilmente collegate al paradigma dello sviluppo sostenibile.
Qual è il senso di questo progetto?
Progettare e attuare un percorso teso a raggiungere il benessere di una collettività, che non sia basato esclusivamente sulla crescita economica ma che riscopra quali fondanti elementi di felicità, dunque di appagamento e benessere, individuale e collettivo, la qualità delle relazioni sociali, la solidarietà, l’equilibrio mentale e fisico, la sicurezza, l’inclusione sociale, la cultura e la conoscenza diffusa, la preservazione dell’ambiente, la qualità e la bellezza del paesaggio.
Una simile “visione” risulta attualissima in un contesto nazionale in cui stiamo faticosamente cercando di ricostruire un tessuto esistenziale, etico, valoriale, e comunque economico, che parta proprio da tali assunti personali e comunitari.
D’altra parte sono innumerevoli gli esempi di comunità di borghi e città, a livello nazionale ed internazionale, impegnati in questa ricerca della felicità. Nota ed eclatante è l’esperienza del piccolo Stato del Bhutan, in Asia, che da alcuni anni ha adottato come indicatore per calcolare il benessere della popolazione il FIL, che misura la felicità interna lorda. Un indicatore che ha trovato anche nel Dalai Lama un grande sostenitore laddove la felicità rappresenti una dimensione durevole dell’essere in alternativa alla felicità effimera dei soli piaceri materiali.
L’Associazione Borghi Autentici ha cercato di individuare un processo e un modello di intervento nel quale società civile e amministrazione siano insieme progettisti e realizzatori di programmi e azioni tesi a risolvere criticità o bisogni e a migliorare permanentemente il vivere della e nella comunità locale. Tutto ciò avendo ben saldi paradigmi di sviluppo dai quali non è più possibile prescindere e che appunto sintetizziamo nel concetto di sostenibilità.
Uno degli aspetti che occorre non perdere mai di vista è che la felicità, nelle sue diverse dimensioni ed interpretazioni filosofiche, antropologiche ed economiche, è sì uno stato e un’emozione personale ma coltivarla in una sfera comunitaria significa costruire anche per gli altri e per quelli che verranno un futuro felice.
In cosa consiste il progetto e come si sviluppa? E chi può aderire?
L’idea di progettare un oggi ed un futuro dimensionato alle peculiarità (dunque alle risorse, ai problemi, alle opportunità) di una specifica comunità necessita di pratiche partecipative in grado di interagire con le istituzioni e favorire le progettualità locali.
Il progetto che è stato sperimentato con successo nei due Comuni pilota di Melpignano (LE) e Saluzzo (CN), ha ripreso i 13 macro temi del Manifesto dei Borghi Autentici, li ha sintetizzati in 6 filoni di ricerca/intervento che sono diventati i temi di lavoro di tre Laboratori partecipati. Ogni laboratorio ha visto la presenza di almeno un facilitatore che ha coordinato ogni incontro e sintetizzato tutto il lavoro elaborativo nel “Diario di Laboratorio”.
Il lavoro dei “Laboratori della Felicità” ha consentito ai partecipanti, ovvero a tutti i cittadini che liberamente si sono iscritti ai laboratori:
- di esprimere le loro percezioni in ordine ai fatti della Comunità locale e le loro gerarchie di valori rispetto alle politiche locali, proponendo idee progettuali
- di fare scaturire proposte di miglioramento improntato su valori quali la coesione sociale, lo sviluppo sostenibile, la tensione verso la costruzione di una diffusa relazionalità in grado di instillare un processo continuo di dialogo e di confronto costruttivo, volto a individuare, progettare e attuare sempre nuove e fra loro coordinate risposte concrete ai bisogni della società e del territorio e a cogliere le opportunità presenti e da generare;
- di individuare dei Progetti Integrati di Comunità e delle prime declinazioni operative in “progetti pioniere” da realizzare per testare questo nuova modalità di progettazione partecipata del presente e del futuro della vita del borgo-città;
- di creare una pietra miliare ovvero un nuovo spazio istituzionalizzato e riconoscibile, la “comunità di cambiamento”: vero luogo di incontro-ascolto, discussione-elaborazione, partecipazione propositiva – e quindi di utilizzo delle intelligenze e delle capacità presenti nei soggetti che vi prendono parte – sui temi e sulle scelte da attuare per innalzare costantemente il livello di benessere della comunità e di salvaguardia, cura e messa in valore delle prerogative territoriali, individuando la priorità e la fattibilità degli interventi in base ad un comune progetto di felicità.
Tutti possono aderire. L’importante è che l’adesione sia costante, che non si abbandonino i Laboratori e che si segua tutto il percorso (5-6 incontri almeno) sino a raggiungere il traguardo istitutivo della Comunità del Cambiamento. E poi c’è appunto la responsabilità del singolo di non disperdere i risultati raggiunti ma di continuare ad alimentare di idee, azioni e progetti, questo luogo-laboratorio.
Può rappresentare questo progetto un modo sostenibile di vivere e godere dei luoghi?
Non solo lo può rappresentare ma lo vuole rappresentare perchè il suo presupposto imprescindibile è proprio quello di seguire una linea di condotta e di pensiero comune fra cittadini, imprese e amministrazioni, verso un futuro sostenibile. La sostenibilità si basa soprattutto su comportamenti individuali e collettivi etici, nei confronti della società e dell’ambiente, che siano generatori di qualificato e diffuso benessere anche per le generazioni future.
Esistono già esempi reali di “Borghi Felici”?
Il progetto Borghi della felicità, come dicevo, è stato sperimentato a Melpignano e Saluzzo ed ora le due “comunità di cambiamento”, anche grazie ad un regolamento di funzionamento da noi appositamente redatto, stanno affiancando le due amministrazioni comunali per rendere sempre più coerente, e co-responsabilizzata, la programmazione locale con i bisogni e le potenzialità espresse dalla cittadinanza, dalle sue forme aggregative e dalle imprese. Posso affermare però che al di là del progetto BdF nei nostri circa 210 Comuni aderenti, singolarmente o attraverso forme aggregative comunali, la coesione e l’inclusione sociale, due aspetti fondamentali per fare sì che la felicità individuale e collettiva sia raggiunta, sono ambiti di azione che le Amministrazioni e le organizzazioni locali considerano come prioritari.
Ringraziandola, chiudiamo con un’ultima domanda del nostro speciale #viaggi sostenibili: sostenibilità significa responsabilità, chi è per Lei un viaggiatore responsabile?
In una frase, forse aggiuntiva rispetto a concetti e indicazioni che per prima l’Associazione Italiana Turismo Responsabile, alla quale l’Associazione Borghi Autentici d’Italia è associata, ha scritto e diffuso.
Per me il viaggiatore responsabile è una persona che si emoziona e resta senza fiato guardando il paesaggio che gli scorre sotto agli occhi nel suo viaggio e che arrivato a destinazione si emoziona immergendosi in un luogo nel quale la bellezza è data e quotidianamente creata dalla gente che lo abita o che vi soggiorna.
Be’, se ci pensate solo passeggiare in uno dei nostri bellissimi Borghi Italiani, ti rasserena l’anima, ti aiuta a rallentare i ritmi frenetici a cui siamo tutti abituati, e ti fa apprezzare il territorio spesso naturale in cui sono immersi.
Direi una buona idea per un viaggio all’insegna della sostenibilità e della ricerca della felicità!
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