Insieme a Thomas Pynchon, Cormac McCarthy è uno dei grandi “invisibili” della letteratura americana: vive a El Paso (Texas) in una solitudine fortemente voluta e difesa. La natura e il rapporto che l’uomo ha con essa rappresentano due degli aspetti preponderanti delle sue opere. Nei romanzi di McCarthy infatti non viene descritta una natura idilliaca e in perfetta armonia con il genere umano, né tanto meno una natura indifesa e vittima delle aggressioni degli uomini. Per i personaggi di McCarthy la natura è spesso fonte di infelicità e sofferenza, l’uomo deve faticare per riuscire ad avere una propria dimensione strappandola all’ indomita selvatichezza.
Solo la natura può rendere schiavo l’uomo, e solo quando l’esistenza di ciascun essere sarà stata snidata e denudata di fronte a lui, egli sarà davvero il sovrano feudale della terra.
Meridiano di sangue
Il paesaggio descritto dallo scrittore è quello delle terre di confine tra il Texas ed il Messico, i suoi personaggi si muovono in ambienti naturali spesso ostili ed aridi. Uomo e natura sono gli estremi di due destini contrapposti.
Perchè chiunque si faccia un riparo di canne e vi si nasconda unisce il proprio destino al destino comune di tutte le creature e tornerà a sprofondare nel fango primordiale senza neppure un grido. Ma chi costruisce con la pietra e aspira ad alterare la struttura dell’universo e così è stato per questi muratori, per quanto primitive possano apparirci le loro opere.
Meridiano di sangue
Ma la natura, seppur terribile, viene dipinta con sprazzi di grande suggestione. McCarthy ci presenta scenari di una bellezza struggente, di una vita brulicante che anima territori inesplorati.
In lontananza fra i nuvoloni neri balenavano lampi silenziosi che sembravano saldature incandescenti tra fumi di metallo fuso. Pareva che riparassero un guasto nell’oscurità metallica del mondo.
Cavalli selvaggi
All’orizzonte folgori estive scaturivano dal nulla sulle catene montuose immerse nel buio notturno, e i cavalli semiselvaggi correvano davanti a loro sulla pianura illuminati da quei lampi azzurrini come destrieri che emergessero fremendo dall’abisso.
Meridiano di sangue
La natura aspra e dura, che soprattutto non conosce mezze misure, si definisce come una forma di alterità dove qualsiasi mediazione sociale sembra impensabile. I gruppi umani rinunciano a qualsiasi forma di antropizzazione del territorio, arrendendosi a uno scenario che assolutamente non appartiene loro.
Che silenzio. Il ronzio sommesso del vento tra i fili. Alte piante di ambrosia lungo la strada. Fienarola e nolina. Più in là, fra le pietre degli arroyos, impronte di draghi. Le montagne di pietra grezza nell’ombra del tardo pomeriggio e verso est l’ascissa scintillante delle pianure desertiche, sotto un cielo dove cortine di pioggia si allungavano scure come fuliggine lungo tutto il quadrante. Vive in silenzio il dio che ha purgato questa terra con sale e cenere.
Non è un paese per vecchi
Nei romanzi di Cormac McCarthy la natura rappresenta una chiave di lettura privilegiata per parlare della condizione umana e dell’esistenza. Gli uomini e le donne si confrontano con una immensità difficile da definire, delle leggi naturali riescono a coglierne solo la loro funzionalità. I personaggi di McCarthy non ammetteranno mai la loro inconsistenza in questo scenario, ma forse è proprio l’inadeguatezza e la fragilità dell’uomo quello che lo scrittore vuole comunicarci.
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