La differenza tra “consumarsi entro” e “preferibilmente entro” per combattere lo spreco alimentare

Lo spreco di cibo continua a rappresentare un problema enorme anche in Italia. Sebbene infatti il nostro Paese sia alquanto virtuoso in confronto ad altri, primi tra tutti gli Stati Uniti, i nuovi dati del report 2022 dell’Osservatorio Waste Watcher sono ancora allarmanti. Dall’indagine infatti, resa pubblica in occasione della nona Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio scorso, emerge che sono ben 30 i chili di cibo che ogni italiano butta nella spazzatura nell’arco di un anno. Un quantitativo ancora esagerato, spesso legato ad una scarsa conoscenza delle diciture riportate sulle etichette dei prodotti.

A quanto pare infatti, sono ancora moltissimi gli italiani che non fanno distinzione tra le due indicazioni “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro”. La data presente sulla confezione del prodotto viene interpretata come un termine assoluto di scadenza, ma si tratta di un grave errore che va ad aumentare i numeri dello spreco alimentare.

Spreco alimentare: la percezione comune (ed errata) della data riportata sulla confezione

La maggior parte degli italiani interpreta in modo scorretto la data presente sulle confezioni dei prodotti e sarebbe sufficiente diffondere una maggiore consapevolezza in merito per ridurre gli sprechi alimentari. Se infatti un cibo viene buttato in ambito domestico, nella maggior parte dei casi è perché risulta scaduto. Peccato che in realtà è ancora assolutamente commestibile nel 95% dei casi. Vediamo perché e come interpretare correttamente le diciture presenti sulle confezioni dei prodotti alimentari.

“Consumarsi entro” e “preferibilmente entro”: qual è la differenza?

Se sulla confezione di un prodotto è presente la dicitura “da consumare entro” significa che la data indicata corrisponde all’effettiva scadenza dell’alimento, che potrebbe risultare dannoso se consumato successivamente.

Se però la dicitura è “da consumare preferibilmente entro” le cose cambiano completamente e la data scritta sulla confezione è solamente indicativa. Questo significa che anche successivamente il prodotto potrebbe essere assolutamente buono, sicuro e commestibile. Quel “preferibilmente” infatti è da intendere come un consiglio ma non come un’imposizione e in effetti se analizziamo per bene il significato di tale avverbio ne abbiamo la conferma immediata. La data scritta sulla confezione dunque non è in tal caso il termine ultimo di scadenza dell’alimento, quanto piuttosto il limite temporale fino al quale vengono garantite le sue migliori caratteristiche organolettiche.

In sostanza quindi, se sulla confezione troviamo scritto “da consumare preferibilmente entro il 30 maggio” possiamo benissimo mangiare quel prodotto oltre tale data. È difficile che rischi di farci del male a livello di salute e il peggio che può accadere è che sia meno profumato, meno saporito o abbia perso il proprio colore.

Affidarsi ai propri sensi per capire se un cibo è scaduto

Leggere le indicazioni presenti sulle confezioni degli alimenti e saperle interpretare in modo corretto dunque è utile, per evitare di buttare un prodotto che potrebbe essere ancora buono. Se vogliamo capire se un cibo è ancora buono e non deteriorato, dobbiamo affidarci ai nostri sensi: guardarlo, annusarlo, assaggiarne una piccola quantità. Così facendo possiamo contribuire a ridurre lo spreco alimentare e fare del bene a tutto il Pianeta.