La tutela dell’ambiente passa dalla bonifica di acque, suolo e aria

La questione ambientale al giorno d’oggi è, fortunatamente, al centro del dibattito pubblico, perché l’ecosistema è uno dei beni, anzi il bene, più prezioso che c’è sulla Terra. A metterlo a dura prova negli anni ci sono stati (e ci sono tutt’ora) attività industriali, inquinamento e cambiamento climatico.

Non si potrà continuare così ancora per molto, ed è per questo che per proteggere il Pianeta e garantire un futuro sostenibile, ci si sta sforzando in più direzioni di ripristinare, conservare e migliorare la qualità dell’ambiente naturale, andando a intervenire in tutte le sue componenti come acqua, suolo e aria, mettendo in atto degli interventi di bonifica atti a favorire la salute dell’intero globo terrestre.

Attraverso la bonifica è possibile ripristinare gli habitat naturali e proteggere le specie in pericolo, migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria che, se inquinate, possono rappresentare una minaccia diretta alla salute umana. Un altro obiettivo raggiungibile con la bonifica è la salvaguardia delle risorse naturali, come suolo fertile e acqua dolce, essenziali per lo svolgimento di alcune attività come l’agricoltura e la produzione alimentare. Gli interventi di bonifica ambientale proteggono tali risorse dall’esaurimento e dalla contaminazione. Anche l’uomo potrà giovare di questi processi perché sarà contenuta l’esposizione a sostanze pericolose.

Cos’è la bonifica ambientale?

Nello specifico, la bonifica ambientale consiste in una serie di azioni e strategie che mirano a ripristinare, preservare e migliorare la qualità dell’ambiente naturale in tutte le sue componenti, dando vita a un ecosistema più sano e sostenibile. Si attua mettendo in campo diverse strategie e tecnologie, in base al tipo di area e alla problematica specifica da affrontare. Ogni impianto di bonifica ambientale è progettato per raggiungere un preciso scopo, che può essere la decontaminazione di un certo sito da agenti inquinanti come metalli pesanti, oli, idrocarburi presenti nell’acqua, nel suolo o nell’aria, tutti elementi essenziali alla sopravvivenza delle specie, inclusa quella umana.

Analizzando gli impianti di bonifica dell’acqua, progettati per rimuovere sostanze nocive e garantire che sia sicura da bere e adeguata all’uso industriale, si possono trovare gli impianti di trattamento delle acque reflue, che provengono da fonti domestiche, industriali o commerciali; le quali, prima di essere rilasciate nell’ambiente e riutilizzate in modo sicuro, subiscono una serie di processi tra cui la disinfezione. Di solito vengono reintrodotte in corpi idrici superficiali come fiumi o laghi, oppure riutilizzate per scopi non potabili come l’irrigazione agricola o il raffreddamento industriale. Esistono anche dei sistemi di fitodepurazione che utilizzano piante o microorganismi per rimuovere inquinanti dalle acque, tra cui contaminanti agricoli o contaminanti organici, assorbiti dalle piante che restituiscono come risultato una perfetta pulizia dell’acqua.

Bonifica del suolo

Anche le acque sotterranee sono una fonte vitale di acqua potabile che però può subire contaminazioni, eliminabili attraverso pompe di estrazione e trattamenti che portano le acque in superficie e rimuovono gli elementi dannosi, come gli idrocarburi per esempio. Oppure mediante barriere reattive permeabili che catturano e neutralizzano gli inquinanti mentre l’acqua passa attraverso di esse.

La stessa attenzione riservata all’acqua va posto al suolo su cui tutti i giorni muoviamo i nostri passi. Per il trattamento dei terreni contaminati sono utilizzabili impianti molto simili a quelli impiegati per l’acqua, che implicano l’utilizzo di piante in grado di estrarre e neutralizzarle gli inquinanti dal suolo, specialmente metalli pesanti come piombo o mercurio. Altrimenti gli impianti di biodegradazione, dove si sfrutta la tecnica del biosparging: si servono di microrganismi aerobici per decomporre gli inquinanti presenti nei terreni sotterranei. Nelle zone di estrazione petrolifera, i microrganismi consumano gli inquinanti, convertendoli in sostanze meno dannose.

Altrimenti c’è il soil washing, noto anche come “lavaggio del suolo”, praticato in specifici impianti di bonifica ambientale che si occupano soprattutto di trattare suoli contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altri composti chimici non solubili in acqua.

Alcune aree, come gli ex siti industriali abbandonati, possono contenere sostanze pericolose: la bonifica in queste zone diventa essenziale per renderle sicure e riutilizzabili. Per farlo si procede con l’isolamento del contesto interessato e con la rimozione fisica dei materiali contaminati e la loro successiva neutralizzazione.

Purificare l’aria

Come per l’acqua e il suolo, è ancor più difficile accorgersi della presenza di gas inquinanti nell’aria, nonostante la respiriamo tutti i giorni, a meno che questi non siano ben percettibili. Anche qui sono stati studiati impianti ad hoc in grado di catturare e trattare le emissioni nocive provenienti da industrie o altre fonti.

Gli impianti di desolforazione sono strutture progettate per rimuovere il biossido di zolfo (SO2) e altri inquinanti solforati dai gas di scarico prodotti da processi industriali, centrali elettriche e altre fonti di combustione di carburanti fossili. La desolforazione è un processo essenziale per ridurre l’inquinamento atmosferico, migliorare la qualità dell’aria e rispettare le normative ambientali che impongono limiti alle emissioni di SO2. Ci possono essere impianti incentrati sulla desolforazione chimica (o scrubbing umido), metodo più comune per rimuovere il biossido di zolfo, dove i gas di scarico vengono fatti passare in una soluzione chimica nota come liquido di scrubbing per convertirlo in solfato, meno dannoso e più facile da rimuovere; o di desolforazione biologica impiegata in caso di concentrazioni relativamente basse di SO2 e che prevede lo sfruttamento di microrganismi anaerobici.