Fare l’orto fa bene perché…riabilita

C’è chi fa l’orto perché in famiglia si è sempre fatto ed è una consuetudine. Chi decide di provarci sul balcone di casa. E chi si è trasferito da poco in campagna e sente forte il desiderio di contatto con la natura.

Stare fuori all’aperto dà la possibilità di attivare tutti i sensi. Non solo il gusto perché gli ortaggi che si coltivano saranno poi mangiati, ma anche il tatto con quella terra che ti sporca le mani, l’olfatto con gli odori che provengono dalla terra umida, la vista che gode nel vedere piante rigogliose, l’udito perché mentre si sta a testa china a coltivare ti può capitare di sentire un gallo che canta o il ronzio delle api che stanno impollinando.

Queste sensazioni sono da sole sufficienti per decidere di coltivare un orto. Ma per altre persone coltivare l’orto è molto di più: è riabilitazione.

tomatoes-70560_640

Mi riferisco ai numerosi progetti che, dal nord al sud Italia, hanno come protagonisti detenuti e realizzazione di orti.

L’ultimo progetto di questo genere, in ordine di tempo, si chiama “Campi liberi” ed è stato attivato a Foggia dall’assessorato allo Sviluppo e alle Politiche Giovanili. L’iniziativa consiste nell’affidamento a sei detenuti del carcere del capoluogo pugliese di mezzo ettaro di terreno appartenente all’Azienda Agricola Masseria Giardino di proprietà del comune stesso. Il progetto durerà un anno fino a febbraio del 2015 e prevede la realizzazione di un impianto di irrigazione a goccia, lavori agricoli sia nell’ortocoltura che nell’ovicoltura, oltre che interventi di manutenzione. Ogni giorno i detenuti verranno condotti sul fondo agricolo dove, sotto la guida del personale tecnico, si dedicheranno alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli.

Si stanno raccogliendo in questi mesi i primi frutti di “Orti al fresco”, coltivazione sperimentale, questa volta interna alla casa circondariale di Pontedecimo, Genova, avviata nel 2012 dall’associazione ambientalista Terra! Onlus. Il progetto si è nel tempo evoluto diventando particolarmente ambizioso: all’idea di partenza di produrre agricoltura con tecniche convenzionali, ora si è passati ad approcci del tutto nuovi, tra cui l’agricoltura sinergica.

L’agricoltura sinergica, oltre ad essere un metodo di agricoltura naturale, risulta un’ottima metafora di approccio alla diversità e al concetto del prendersi cura di sé – raccontava lo scorso giugno a Redattore Sociale, Silvia Cama, portavoce dell’associazione e coordinatrice del progetto – Nell’agricoltura sinergica, infatti, le piante accostate le une alle altre attraverso consociazioni amichevoli riescono, attraverso le loro insite diversità, a tessere reti di relazioni e di mutuo aiuto indispensabili alla proliferazione della fertilità e quindi della vita.

Un progetto già collaudato è invece quello della casa circondariale femminile della Giudecca, un ex convento con annesso un tipico orto veneziano di oltre 6.000 mq. Dal 1995 Veneto Agricoltura e la cooperativa sociale “Rio Terà dei Pensieri” hanno avviato con fondi pubblici una sperimentazione produttiva, allestendo serre con una copertura di circa 500 mq e realizzando un impianto di irrigazione computerizzato per la gestione ottimale della risorsa idrica in un’ottica di promozione dell’agricoltura ecocompatibile. L’approccio sostenibile e a basso impatto sperimentato in questi anni ha fatto ottenere all’orto circondariale la certificazione biologica. I prodotti garantiti sono venduti dalle stesse detenute tramite un banco allestito nei pressi del carcere. I guadagni premiano il loro lavoro integrando in tal modo i contributi erogati dal Comune di Venezia a sostegno dell’iniziativa.

Tutte queste esperienze sono accomunate dagli stessi obiettivi: sviluppare attività manuali volte al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti coinvolti e avviare nel carcere un percorso educativo volto alla cultura ambientale.

Coltivare ortaggi significa impegnarsi per dare la vita: i detenuti quando usciranno dal carcere avranno una competenza in più, una seconda possibilità e avranno riscoperto il rispetto per la terra e per le persone che dei frutti di quella terra si alimenteranno.

#Gentilicomefiori, lo speciale di Econote.it contro la violenza sulle donne che sostiene la campagna Intervita “Le parole non bastano più”.