Il mukbang e il senso del cibo

Negli ultimi anni il cibo è diventato un grande protagonista nelle trasmissioni televisive, è inoltre il tema principale di numerosi blog oltre ad avere uno spazio privilegiato su tutti i social network. Basti pensare che uno degli hastag più popolari su Instagram è: foodporn.

Questa sovraesposizione del cibo incontra una declinazione particolare in Corea con il fenomeno del mukbang, un termine che in italiano potrebbe essere tradotto come “magiare in trasmissione”. Il mukbang consiste nel guardare delle persone che mangiano d’avanti alla loro webcam, le esibizioni avvengono in streaming in diversi momenti del giorno. All’ora di cena sono migliaia le persone che si collegano per assistere al pasto in diretta, ma lo spettacolo non è gratis e le “star” del mukbang possono arrivare a guadagnare fino a 10.000 dollari al mese. In un piccolo documentario una giornalista riprende i retroscena e parla con i protagonisti di questo “strano” voyeurismo alimentare.

Mangiare in streaming prevede però una accurata performance: i gesti vengono enfatizzati e il suono deve essere nitidissimo, essenziali sono gli “slurp” e tutti i rumori della masticazione. Dallo schermo del computer deve emergere tutto il gusto e la soddisfazione di chi sta mangiando un piatto delizioso. L’interazione con gli spettatori avviene tramite una chat e così si scopre che alcuni si collegano a questi canali per avere una compagnia mentre loro stesso stanno mangiando la loro cena, altri invece sono a dieta e vedere un’altra persona che si ingozza di cibi a loro proibiti è in qualche modo liberatorio. A molti piace semplicemente lo spettacolo e non ci trovano poi niente di così strano.

Il senso del cibo viene definito anche dal contesto nel quale si consuma e dal rapporto che abbiamo con gli altri “commensali”, mangiare insieme è un segno di appartenenza oltre ad essere uno strumento di solidarietà. Molti studiosi affermano che per i coreani il mangiare è un’attività estremamente sociale e la stessa parola “famiglia” significa “quelli che mangiano insieme”. Il mukbang sembra abbattere le barriere spaziali e sociali, ma senza creare nessuna forma di integrazione. Si svolge in quello spazio virtuale che è molto simile a quello dei social network che, per Marc Augè, sono la quintessenza dei non-luoghi. Potremmo pensare infine che il mukbang si situa in quella striscia sottile tra la partecipazione e l’isolamento.