Incredibile edible Todmorten, la favola del paese che si mangia

A Todmorten cresce il progetto Incredible edible

Conosci la favola di Todmorten, il Paese Commestibile dove il cibo è autoprodotto, raccolto e mangiato da tutti, gratuitamente? E’ una di quelle favole, pardon, cronache che fanno bene all’umore, per non dire dell’ambiente, della salute, delle relazioni sociali, dell’economia locale, della fiducia nel genere umano…
Todmorten è una cittadina a nord di Manchester, che forse pochi avrebbero cercato sul mappamondo se non fosse diventata il campo (letteralmente) di una rivoluzione che sta passando alla storia come “Incredible edible“, incredibilmente commestibile. Cioè? Tutte gli spazi verdi – dalle aiuole davanti alla stazione di polizia fino ai giardini del cimitero – vengono coltivati con prodotti locali e quello che cresce – fagioli, piselli, erbe aromatiche – viene consumato dai suoi abitanti. Incredibile, no?

“Gli obiettivi del movimento Incredible edible sono quelli di fornire l’accesso al cibo locale per tutti, attraverso il lavoro comune, la diffusione di conoscenze e competenze e il sostegno alle imprese del territorio”, spiegano Pamela Warhurst, ambientalista, attivista e co-fondatrice del movimento e Hilary Wilson, insegnante di cucina, esperta di scarti alimentari e ‘bancaria’ della Banca del cibo di Todmorten.

Finora le promesse sono state mantenute: i negozi hanno incrementato le loro vendite, puntando soprattutto sul cibo a filiera corta, il paese è diventato meta di pellegrinaggio internazionale e turismo ambientale (tra i visitatori più celebri, il principe Carlo) sono nati una Incredible Farm, una fattoria dove i giovani imparano a diventare imprenditori alimentari, un centro educativo con l’attivazione di un nuovo diploma dedicato allo studio dell’ambiente e del territorio, eventi e corsi di cucina, di panificazione e giardinaggio per tutti. Ma non è finita qui, perché l’obiettivo di Pamela & co. è in verità ben più ambizioso: far diventare Todmorten la prima cittadina autosufficiente dal punto di vista alimentare entro il 2018. Scommettiamo che ce la faranno?