Papa Francesco in Colombia: “Tutti dobbiamo chiedere perdono”

di Patricia Lolli

Il susseguirsi di interminabili vicende di guerra civile rende la Colombia un mare di onde estenuanti per un popolo ancora in cerca dell’approdo.
Papa Francesco lo ha ricordato nei discorsi e nelle omelie, sin dal suo arrivo a Bogotá. Un mare con i colori sgargianti di tanta gioventù, ma anche con le tinte fosche dei sanguinosi orpelli che la storia colombiana consegna alle giovani generazioni.

Quattro le tappe del percorso dal 6 al 10 settembre: Bogotá, la capitale, a 2640 metri su un altopiano fra la Cordigliera Occidentale delle Ande e la Cordigliera Orientale; Villavicencio, la seconda città della nazione, bagnata dal Guatiquia, posta a confine con le immense pianure paludose (Llanos Orientales) e che ha molto conosciuto le lotte civili; Mendellin, a Occidente, che trae il nome dal fiume Medellin, in una delle zone più toccate dal narcotraffico; Cartagena de Indios, a Nord, baia sul Mar Caraibico, antico riferimento per la tratta degli schiavi, ivi portati dall’Africa nera.

Francesco in Colombia, dopo Paolo VI nel 1968 e Giovanni Paolo II nel1986.

Una svolta di pace stabile ed un futuro costruttivo sono diritti peri chi li chiede in quanto giovane uomo o donna di un pianeta con una rete telematica, ormai di tutti, dove circolano le parole progresso e libertà. Come uscirne? Quale il faro in grado di dare luce a tanta sete di cambiamento. “Il  primo passo”, per la conquista della pace, può essere compiuto da ciascuno: la frase-slogan che ha caratterizzato questo viaggio papale in Colombia, indicata e diffusa anche prima dell’arrivo del pontefice, nella preparazione degli eventi.

Con attenzione e rispetto, per le diffuse piaghe sociali aperte dal conflitto, Francesco ha usato, il “noi”, rivolgendosi a tutte le “parti” della guerra civile.
La misericordia verso il sincero pentimento. “Sono qui per imparare da voi”. Imparare da chi, nonostante la tragedia, sa guardare avanti. Il Vangelo è per tutti: tutti hanno necessità di chiedere e offrire perdono. Francesco, indossando compiutamente la condizione del pellegrino, ha detto:”Tutti, anch’io, dobbiamo chiedere perdono”.

Un tema specifico, la riconciliazione con i luoghi.

La foresta pluviale amazzonica, per un 10& circa della Colombia (il 65% è del Brasile), è opportunità di confronto con nuclei originari di popolazioni native e con biodiversità da custodire e preservare. E questa nazione ancora instabile va aiutata, senza sfruttamenti espliciti o mascherati, a mantenere viva,  per sé e per tutti, tale fonte di antica e in parte inesplorata conoscenza. Per l’utilizzo corretto della terra colombiana anche la speranza che i coltivatori possano, sappiano svincolarsi dal giogo internazionale del narcotraffico, spesso paradossalmente più sollecito del governo e degli organismi internazionali verso le necessità delle popolazioni locali, che restano così invischiate in mezzo a quanto ad esso fa capo.
Il papa ribadisce che la droga è male che disorienta, distoglie, obnubila, soprattutto i giovani, rendendo il singolo non presente a se stesso, schiavo di altro e di altri. La droga e tutto ciò che ruota
intorno ad essa.
Una vera droga è anche il desiderio che mette il potere al primo posto e conduce all’abuso, alla prevaricazione E dal papa l’invito ai giovani al rinnovamento, come ovunque (analogamente a Roma pochi giorni fa nell’incontro con la Comunità Shalom), ad essere profeti dell’universo, mantenendo viva la propria naturale allegria, sapendo guardare con distacco ed ironia davanti al proprio specchio, evitando la trappola di ogni tipo di narcisismo.
I giovani colombiani sono la prima generazioni che vede ora un po’ di pace, dopo 50, 60, 70 anni di lotte interne, nella nazione dopo il Sudan con più numerosi esodi interni di popolazione in fuga.

Alcuni momenti salienti.

Le beatificazioni, a Villavicencio, di due vittime della violenza: Jesus Emilio Jaramillo Monsalvo, vescovo di Arauca, ucciso presso Fortul nel 1989, da matrice politica ci dicono realmente ancora
incerta, e Pedro Maria Ramirez Ramos, parroco di Armero, vittima nel 1948 delle lotte fra liberali e conservatori. La preghiera di riconciliazione davanti al Cristo di Bojaya, statua lignea mutilata da un’esplosione in una chiesa della regione del Choco sul Pacifico, nel 2002, in cui morirono un numero ancora imprecisato di persone (da 72 a 100).
L’incontro, a Cartagena de Indios, in Piazza San Francesco, con le ragazze salvate dall’Opera Talitha Kum (in aramaico: fanciulla, alzati), rete mondiale delle religiose contro la tratta e lo sfruttamento, anche attraverso il web, delle persone, soprattutto dei minori, presidente un filantropo e uomo d’affari Jokn Studziinski.
Ancora a Cartagena, nella casa-santuario intitolata a Pedro Claverr, conosciutissimo santo colombiano, che si occupò degli scartati dalla società e degli schiavi neri portati dall’Africa (si ritiene ne abbia battezzati e istruiti oltre 300.000 nella sosta prima che venissero smistati) e che morì nei disagi e dimenticato, la Messa conclusiva del percorso colombiano del pontefice.
Qui Francesco chiede la benedizione di Dio per chi amiamo e per chi non amiamo, per chi ci ama e per chi non ci ama. Per una concreta pacificazione nazionale e per i conflitti di tutto il mondo. Nell’omelia ancora una volta la condanna di ogni sfruttamento, di ogni offesa alla dignità della vita e ancora una volta il riferimento preciso alla trappola sociale diffusa dai sicari della droga.
Anche i luoghi possono cambiare: Cartagena, storico centro di tratta degli schiavi ,come Veracruz in Messico, è divenuta ultimamente riferimento mondiale per i diritti umani, con la visita di 13 capi di Stato e la recente firma, il 26 settembre 2016, dell’attuale presidente Manuel Santos, al secondo mandato presidenziale (che per questo risultato ha ricevuto il Nobel per la Pace) e Timochenko, leader delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), per la definitiva conclusione delle ostilità fra l’attuale governo nazionale e quella parte di guerriglieri.

L’effige di Nostra Signora di Chiquiriquirà, dipinto su tela del 1563, già nel 1585 scolorito per il tetto di paglia deteriorato della cappella e miracolosamente, senza alcun restauro, ritornato brillante (come vide una donna, Maria Ramos, e come confermò per  2 volte una commissione ufficiale nel 1587: è il riferimento mariano più rappresentativo dell’America Latina insieme alla Madonna di Guadalupe.
Renovacion (rinnovamento) venne denominato ciò che accadde alla tela ed è ciò che Papa Francesco, ha chiesto per la Colombia alla Madonna, in raccoglimento davanti a quel dipinto (traslato dal santuario in occasione della visita papale), con l’omaggio filiale di un rosario d’oro e ciò che ha scritto nel libro d’oro della Cattedrale di Bogotá.