Fino a pochi anni fa l’Europa è stata considerata leader mondiale nella deforestazione. In pochi anni i consumi europei hanno causato l’abbattimento di foreste in molte zone del mondo e i responsabili della deforestazione sono soprattutto i prodotti alimentari. La continua richiesta di consumo di carne, formaggi, soia, olio di palma ma anche l’acquisto di dispositivi elettronici sono le principali cause di disboscamento soprattutto delle foreste tropicali.
Innanzitutto bisognerebbe evitare di comprare forniture di legno tropicale di provenienza incerta, come il mogano. Ogni legno tropicale dovrebbe essere accompagnato dalla certificazione della Forest stewardship council, che ne attesta la provenienza. Un secondo passo è ridurre il consumo di carne. Se si pensa che il Brasile esporta la carne prodotta nel bacino del Rio delle Amazzoni con una superfecie di circa 7 milioni di km quadrato. Tuttavia la deforestazione di questa zona è ormai incontrollabile da anni con il rischio di minaccia per questa immensa ricchezza naturale, nonostante gli appelli e le battaglie portate avanti da organizzazioni ambientaliste.
La produzione di carne contribuisce alla deforestazione in modo diretto e indiretto. Cosa vuole dire? Direttamente quando l’abbattimento degli alberi ha lo scopo di creare nuove zone di pascolo e indirettamente quando le zone disboscate sono coltivate esclusivamente per fare da mangime agli animali destinati poi al macello.
Ma chi ci guadagna? Ovviamente le multinazionali.
Facciamo un esempio: quando mangiamo un hamburger dobbiamo pensare che in quel momento stiamo “mangiando” 6,25 metri quadrati di foresta.
Se non si vuol diventare vegetariani, basta ridurre il consumo di carne un giorno a settimana. Secondo il Center for a liveble future, in questo modo si ridurrebbe del 15% il consumo di carne.
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